Paolo Becchi, nel suo libro “Democrazia in quarantena”, (in collaborazione con Giuseppe Palma) scatta la sua fotografia della realtà: attraverso un’analisi politica, filosofica e giuridica, ha sottolineato gli errori e le responsabilità del Governo Conte nella gestione dell’emergenza sanitaria.

Intervistato da Stefano Molinari e Luigia Luciani, commenta quella che pare essere una fase calante della Lega di Salvini, latitante nella sua opposizione.

Ecco le sue parole durante “Lavori in Corso”.

I tedeschi hanno scritto che i prussiani non sono più a Berlino ma a Roma. In Italia il consenso del governo nella fase 1 è stato formidabile. Il Governo ha gestito abilmente la situazione con un sistema comunicativo efficace, un carosello televisivo una sera si e l’altra no del Premier. Questo sistema di panico collettivo è riuscito a incutere timore in una buona fetta della popolazione italiana. Cosa succederà in seguito è difficile da dire. La comunicazione del governo ha avuto successo, quella delle opposizioni, (specie della Lega) non altrettanto a mio avviso. I sondaggi danno una Lega che ha perso 10 punti, non pochi in questo periodo di Coronavirus. Significa che la Lega non è stata incisiva.

Ci sono stati errori notevoli. Prima annunci una manifestazione per il 2 giugno, poi dici che la sposti a luglio. Ci sono state una serie di azioni e di segnali che se li metti insieme dai un’idea che non c’è una strategia!

Già nella prima fase si poteva fare un’opposizione dura e si poteva mettere in evidenza che non si può governare per decreti. Si potevano avanzare osservazioni critiche. Mi pare che non sia stato fatto e comunque ripeto, il libro si ferma alla prima fase, e abbiamo registrato che con la sua strategia Conte è riuscito a portare a casa dei risultati.
Salvini vuole entrare in lotta adesso: come a dire, ho fatto un’opposizione morbida e da adesso mi muovo
.

Niente sarà più come prima. In Italia resterà l’idea che si può sospendere qualsiasi diritto. Hanno gettato nel panico un’intera popolazione per controllarla come si vuole.
Abbiamo chiuso un intero paese in casa, ma abbiamo aperto al contempo una porta sul vuoto
“.

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