Prendo le mosse da un titolo di giornale, che, se analizzato in trasparenza, racchiude in sé un intero mondo di significazione: “Seul paga la voglia di vita, il virus torna: è lockdown”, (Il Fatto Quotidiano, 29.5.2020).
La Corea del Sud, come si ricorderà, era stata in origine, dopo la Cina, il Paese più colpito dal Covid-19. Sembrava che, dopo un lungo supplizio, fosse ormai in procinto di tornare alla normalità.

Pandemia yo-yo: i primi segnali

E invece apprendiamo oggi che dalla “fase 2” la Corea del Sud è tornata alla “fase 1”, quella del lockdown. Con ciò è suffragata la mia tesi: la pandemia come metodo di governo del nuovo capitalismo terapeutico si fonda su un andamento a yo-yo, tale per cui “fase 1” e “fase 2” si succedono “pendolarmente”, per così dire, senza che realmente si esca mai dal circolo vizioso.
Non posseggo la sfera di cristallo, tuttavia per analogia, ritengo di poter sostenere che la Corea del Sud rappresenti l’immagine del nostro futuro. E si trovi, per così dire, semplicemente a uno stadio successivo dell’itinerario che anche l’Italia e altri Paesi dovranno percorrere: se le cose stessero davvero così, allora si potrebbe asserire che la Corea del Sud ci mostra l’immagine del nostro avvenire. Più in generale, ci restituisce una plausibile “fotografia” della pandemia e del suo andamento a yo-yo.

E in Italia?

In tal maniera, la tesi – su cui più volte mi sono soffermato – della pandemia infinita come via per la riplasmazione verticistica dei rapporti in seno al nuovo capitalismo autoritario appare tristemente confermata. A corroborare questa mia lettura è anche, ovviamente, la narrazione egemonica, che in questi giorni senza posa va ripetendo che i contagi sono esponenzialmente in aumento anche in Italia e che non è arduo prevedere un ritorno, più o meno ravvicinato, del virus.

Vale la pena ricordare le parole di Silvio Brusaferro, presidente dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità): “La seconda ondata del coronavirus? Un dato obiettivo”.
Sembra una predizione sciamanica, ma i “professionisti dell’informazione” e i sacerdoti della scienza ci assicurano che a parlare, con la loro incontrovertibile autorevolezza, sono i “dati obiettivi”: “Per gli scenari che immaginiamo, in autunno – leggiamo su Repubblica – una patologia come il Sars-cov-2, si può maggiormente diffondere e si può confondere con altre sintomatologie di tipo respiratorio”. Sicché “la famosa ipotesi della seconda ondata è collegata a questo, che, dal punto di vista tecnico scientifico è un dato obiettivo”.

La conclusione sillogistica è che, con l’arrivo dell’autunno, v’è “una probabile possibilità di maggiore diffusione” del Coronavirus. Stando a queste profezie tecnico-scientifiche, dunque, il ritorno alla fase 1, alla quale la Corea del Sud si è già di nuovo consegnata, dovrebbe avvenire in Italia, verosimilmente, nell’autunno del 2020.

“Colpa del popolo”; come da copione

Vorrei tornare, ora, al titolo del Fatto Quotidiano da cui avevo preso le mosse. Esso non ci segnala solamente che, come si è sottolineato, la Corea del Sud è tornata al lockdown e alla fase 1. Ci fornisce anche quelle che dovrebbero anche essere le cause di ciò: “Seul paga la voglia di vita”.
La colpa del ‘ritorno’ del Covid-19 è più o meno chiaramente attribuita al comportamento irresponsabile della cittadinanza di Seul, che ha, evidentemente, violato la sacra norma del distanziamento sociale. E, per questa via, ha favorito il nuovo prosperare del virus. La colpa inespiabile della città di Seul è la sua “voglia di vita”, il suo desiderio di normalità e di relazioni degne dello stare al mondo.

Il teorema della colpa sanitaria è, ancora una volta, pienamente operativo nell’ordine del discorso terapeuticamente corretto: se si torna alla fase 1, ciò avviene per colpa dell’irresponsabilità dei cittadini (gli ‘assassini dell’aperitivo’, si ricorderà) con la loro ‘movida’ e la loro immatura ‘voglia di vita’. Voglia di vita e di relazioni che ora presenta il conto, e lo fa costringendo al lockdown gli irresponsabili e il loro immaturo desiderare.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro


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