Da oltre tre mesi conviviamo con il Coronavirus ed i numeri che ne sono derivati. Sin dai primissimi giorni di lockdown, l’appuntamento quotidiano con la diretta della Protezione Civile ha scandito la giornata dei cittadini. Ad oggi, in assenza di quell’incontro fisso, i dati fanno ancora da padrone: saranno loro a dirci in che direzione andare e quali provvedimenti prendere.

Per avere una voce statistica sull’interpretazione delle cifre e delle percentuali epidemiologiche, Stefano Molinari e Luigia Luciani hanno interpellato il Dott. Giovanni Sebastiani del CNR. Ecco cosa ha detto a ‘Lavori in corso’.

Come vanno interpretati i dati sul coronavirus? ► La spiegazione del Dott. Sebastiani (CNR)

Italia a due velocità

“C’è un’Italia a due velocità. In quella più lenta ci sono quattro Regioni tra cui la Lombardia. Per regioni come Lombardia, Piemonte, Liguria, a partire dal 4 maggio si nota che è diminuita la velocità di diminuzione della curva. Poi ci sono regioni molto avanti. Sardegna, Umbria, Basilicata, Calabria.

Il Lazio ha avuto un rientro una decina di giorni fa a causa di un funerale, se non sbaglio e qualche altro evento in una casa di riposo. Però sembra rientrato e come trend sembra diminuire”.

Cambiamento dalla metà di aprile

“Il nostro modello aveva previsto che nella quasi totalità delle regioni ci sarebbe stato un avvicinamento allo zero. Nessuna regione è in questa situazione. Però noi avevamo previsto che tra metà aprile e maggio quasi tutte le regioni sarebbero state così.

Io abito a Roma e mi sono accorto che fino alla metà di aprile non c’era nessuno per strada. Da dopo la metà di aprile ad oggi le cose son cambiate. Questa variazione del sistema fa la differenza. In questa fase qua è estremamente volatile la situazione.

Oggi stiamo in ambienti più aperti che chiusi. Questo diminuisce la capacità di trasmissione del virus. Anche il fatto che non abbiamo altre infezioni concomitanti. Prima del 25 marzo il numero delle infezioni al giorno aumentava: adesso è in diminuzione. Questo è il lavoro che abbiamo fatto noi”.


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