Un’università cinese ha studiato, per 17 anni, un campione di oltre 130 mila addetti alla ristorazione, arrivando a conclusioni disarmanti: i camerieri hanno il 22% in più di possibilità di sviluppare un infarto o un ictus e per le donne il dato è ancora più sfavorevole. La cifra, in questo caso, raggiunge il 33%.

Le pressioni cui si è sottoposti, nello svolgimento del lavoro di cameriere, sono innumerevoli: è necessario conservare, anche dopo ore di attività, un aspetto impeccabile; avere un’approfondita conoscenza degli ingredienti contenuti nei piatti che si vanno a proporre; mantenere relazioni serene con lo chef e con i cuochi, così come con i colleghi e con il titolare del ristorante.

Insomma, non è un mestiere adatto a tutti. Per farlo, bisogna essere animati da tanta passione; oltre a ciò, è necessario essere dotati di un particolare equilibrio psico-fisico, per non cadere in situazioni spiacevoli. Pensiamoci la prossima volta che entriamo in un ristorante e ci rivolgiamo al cameriere che ci accoglie, chiedendogli un tavolo. Pensiamoci ogni volta che ordiniamo qualcosa; stiamo soprattutto attenti al modo in cui lo facciamo.

Esistono comportamenti, da parte del cliente, che mettono a dura prova la pazienza del cameriere. La maniera migliore per instaurare un buon rapporto con la persona che dovrà assisterci durante la cena o il pranzo, è usare una ricambiata cordialità e non lesinare sorrisi. Un sorriso sincero apre tante porte e rende meno faticoso il lavoro del cameriere.

Chiedergli continuamente quanto bisogna aspettare prima di mangiare, subito dopo aver ordinato, non giova all’equilibrio del cameriere, né a quello dei commensali. A meno che non siate in pausa pranzo, rilassatevi e godetevi il cibo, che arriverà naturalmente quando sarà pronto. Lamentarsi dopo aver aspettato per mezz’ora l’arrivo delle portate, potrà avere un senso, ma picconare il cameriere con continui cenni di impazienza e occhiate all’orologio, dieci minuti dopo essersi seduti, no. Servirà solo a generare nervosismo: il peggior nemico della tavola.

Quante volte ci è capitato di non riuscire a decidere cosa ordinare? In quel caso è inutile chiamare il cameriere, lo si distoglie dalla sua attività. Il nostro non è l’unico tavolo che è chiamato a gestire. E, infine, mostrare di rispettare il lavoro del cameriere, ma anche il luogo nel quale si è deciso di consumare il pranzo o la cena, significa non lasciare il tavolo nelle condizioni di un campo di battaglia, con tovaglioli sparsi sul pavimento e piatti devastati neanche fossero stati preda di animali selvatici.

Da un altro punto di vista, tuttavia, accanto alla comprensibile difficoltà di gestione di questo mestiere, occorre ricordare che non è certo l’unico che prevede che il lavoratore sia a contatto per tutto il giorno con un pubblico variegato e da gestire nel migliore dei modi. E che sempre più spesso, al giorno d’oggi, si assiste a comportamenti maleducazione e noncuranza basilare da parte degli addetti al servizio nei confronti dei clienti stessi. Colpa di datori di lavoro che non prevedono più il rispetto delle rigide regole di una volta o delle nuove generazioni di dipendenti?

Fonte: prodigus.it