Aspettare il vaccino è l’unica cosa da fare? Tutti sono chiusi in casa, le attività sono fermi, i danni economici aumentano e insieme ad essi anche quelli psicologici. Bambini insofferenti, carenza di vitamina D, impossibilità di aiutarsi l’un l’altro se si vive in case differenti e soprattutto impossibilità di andare a lavorare. I vaccini, si sa, richiedono tempi lunghi, e allora rimanere fermi, a casa, è davvero la sola cosa che si può fare in questo momento?

Il Dottor Giuseppe Di Bella ha le idee molto chiare su questo punto: in attesa della “pietra filosofale” che distrugga il virus si possono prendere delle misure che permettano al più presto una maggiore libertà di movimento. Prima su tutte il miglioramento delle proprie capacità immunitarie.

Lo ha detto in questa intervista, rispondendo alle domande di Zeljko Pantelic, Luigia Luciani e Ilario Di Giovambattista, e rispondendo a tutti i dubbi e le curiosità degli ascoltatori.

Ecco com’è andata.

Dott. Di Bella ► “Possiamo contenere i contagi e tornare a essere di nuovo liberi”

I bambini

“Qualcuno aveva avanzato l’ipotesi di dare una maggiore libertà di movimento ai giovani in considerazione del fatto che sicuramente sono molto meno soggetti delle persone anziane ed è più difficile che contraggano la malattia. D’altra parte c’è un’obiezione per cui dicono che loro possono però trasmettere ai familiari. Una via di mezzo potrebbe essere quella di favorire una certa libertà di movimento schermando, difendendo di più o i familiari o loro stessi, mettendoli nelle condizioni di non essere veicolo di germi”.

Più libertà di movimento

“Se una parte minima dell’impegno economico fosse stata devoluta a blindare, a dare tutti gli strumenti per una difesa il più possibile impermeabile, diffondere tra la gente un tipo di protezione, avrebbe potuto consentire una diminuzione notevole delle restrizioni.

Io personalmente non sono dell’idea che debbano andare tutti a casa, se si attiva un po’ di protezione questo consente di diminuire il rischio di contagio. Bisogna mediare tra il danno che deriva da una clausura, dagli arresti domiciliari, danno di ogni genere, di tipo sociale, psicologico eccetera, e il danno che deriva da un contagio. Bisogna aumentare le capacità immunitarie, diminuire il rischio di contagio e raggiungere una maggiore libertà di movimento. Però questo dovrebbe essere noto a chi ha le capacità istituzionali di fare una scelta. Mentre stanno cercando la pietra filosofale, il prodotto che stermina sto virus, intanto quello che abbiamo a disposizione lo usiamo consentendo alla gente una maggiore libertà.

Il vaccino

“Il vaccino è utile quando dà una risposta stabile, se io faccio un vaccino di un bersaglio mobile, di un germe che cambia continuamente, quando quello cambia non funziona più. Non è una polemica vaccino sì, vaccino no. Il quesito va spostato: il vaccino lo posso fare quando mi trovo di fronte a un contesto che è stabile”.


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