Domani. Non c’è problema. Tranquillo.

Tre risposte tipiche del repertorio italiano, un rinvio delle scadenze, degli impegni, delle responsabilità. Fino all’ultimo secondo per decidere, per pagare la bolletta della luce, il canone, la multa, l’ultimo giorno per studiare, la buonanotte prima degli esami appunto, l’ultimo sabato per sapere se si giochi o no a pallone. Non sono stupito, è l’Italia di oggi, è l’Italia degli influencer vittima dell’influenza, è l’Italia delle sardine e dei nazisti, dunque del nulla che diventa cosa, di margine però messa al centro.

L’Italia di Gravina e di Del Pino, facciano un passo in avanti i patrioti che conoscono davvero chi siano i succitati e che ruolo occupino. E’ l’Italia che ha paura del virus ma gioca con il rebus e si diverte con i meme, manda in circolo battute e aforismi sul contagio e affini, cerca di esorcizzare se stessa. E’ l’Italia che consuma cocaina e si mette la mascherina, è l’Italia del calcio che non riesce a stare unita nemmeno sul giorno di una partita. E’ un Paese alla deriva tra terremotati e contagiati.

Non è disfattismo, non è catastrofismo, non è pessimismo. E’ la cartella clinica di un paziente che se ne fotte di vivere normalmente, chiagne e fotte, si lamenta e si sollazza, combina governi improbabili, forma maggioranze da avanspettacolo, presenta ministri ignoranti nella lingua e nei concetti, rinnega la propria storia ma la usa per commemorazioni false.

Il campionato di calcio prosegue alla pene di segugio, qualcuno sostiene sia falsato, qualcun altro che vada annullato, trattasi di condominio affollato da inquilini volgari e chiassosi. Non succederà nulla e se dovesse ascolteremo le solite lagne, i soliti dibattiti, le solite fregnacce. Avremmo bisogno di un Var della nostra esistenza e saremmo tutti smascherati nella nostra miseria quotidiana. Viva l’Italia.

Tony Damascelli


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