10 Rob Rensenbrink
Fu grande tra i grandi; nella psichedelica Olanda degli anni settanta fu titolare indiscusso, con e senza Crujiff; nel 1974 come nel 1978. Il palo colpito nella finale di Buenos Aires, gli negò il gol che avrebbe potuto mandare in frantumi il ghigno di Videla e dei colonnelli. Indimenticabile.

9 Josip Iličić
La sua classe è sempre stata indiscutibile, ma il suo rendimento spesso intermittente. Sembra sia approdato, da qualche tempo, all’età dell’oro della consapevolezza.

8 Napoli
Piega una Juventus a tratti svagata con una grande profusione di umiltà e di quella intensità che sembrava smarrita chissà dove. Ieri sera la mano di Gattuso, soprattutto per quanto riguarda la carica agonistica. Iniezione di autostima enorme.

7 Paulo Fonseca
Prepara il derby meticolosamente; la Roma si mostra brillante e dominante per novantaquattro minuti. Lui si presenta con la difesa a tre e con le momentanea esclusione di Kolarov e Florenzi. Bravo nel gioco delle tre carte in sede comunicativa, alla vigilia, quando aveva garantito di giocare a quattro.

6 Andrea Belotti
Il Gallo, nella serata della massima e storica umiliazione, trova parole di dignità, scansa qualsiasi alibi.

5 Inter
Secondo stop, stavolta interno, tra i malumori di un pubblico che non era più abituato a tollerare battute d’arresto, pur se parziali. Il risultato del San Paolo non sappiamo se acuisca o attenui i mugugni. Bel quesito.

4 Antonio Conte
Troppo semplice esporsi solo per commentare le proprie vittorie o pungolare la società sulla lista della spesa. Ancora peggio, sminuire pubblicamente acquisti appena effettuati dalla propria società.

3 Lecce
Sintomatologia da caduta libera, eccettuato il sorprendente pareggio contro l’Inter della settimana scorsa.

2 Mario Pašalić
Il croato si esibisce in una rabona irridente quando il settimo gol è già abbondantemente in ghiaccio. Irridente, dannoso, anche stupido. Soprattutto stupido.

1 Gli striscioni su Zaniolo
Idiota l’dea, vomitevoli i contenuti.

Paolo Marcacci