Non ci sorprende certo il fatto che De Laurentiis abbia detto “caxxo” (lo scriviamo alla maniera morigerata dei teenager più a modino sui social): non è nemmeno la cosa più bizzarra che abbia fatto, peraltro. Ci soffermiamo su una questione, sulla quale forse tutto l’ambiente giornalistico avrebbe dovuto soffermarsi, stamattina: si può presentare un allenatore, illustre e Campione del mondo (ma questo non rileva) caratterizzando la conferenza, che è anche un momento solenne, con l’irrisione di un giornalista che è lì per fare il suo lavoro? 

Ma nemmeno questo è l’aspetto più disdicevole, a nostro avviso. Perché quando De Laurentiis, testualmente, dice “Bàrbano o Barbàno, come caxxo si chiama…”, invece del gelo che sarebbe dovuto calare in sala stampa, si sentono nitidamente risate e un accenno di applauso. Come se non fosse coinvolto un collega; come se De Laurentiis si fosse portato una claque. O, peggio, come se alcuni tra i frequentatori della sala in questione trovino naturale fare la claque a De Laurentiis. 

Paradossalmente, ma non poi tanto, la questione non è la parolaccia, anche perché ne abbiamo sentite e ne sentiremo in futuro, a prescindere dalla sede dove De Laurentiis o altri alti (alti?) dirigenti si troveranno a proferirle con nonchalance; la questione sta nel fatto che una ostentata mancanza di rispetto nei confronti di un cronista e della testata che rappresenta (Il Corriere dello sport) sia scaduta in burletta e in fenomeno di “costume”, in risibile scenetta divenuta virale su YouTube. 

Non dovrebbe, qualcuno, vigilare, dopo essersi magari un po’ indignato? Non dovrebbe, qualcun altro, trovare naturale esprimere solidarietà? Per quel che vale, lo facciamo noi, nei confronti di Barbano e del Corriere dello sport. 

Paolo Marcacci