Salvini ha voluto ingannare gli italiani boccheggianti sotto l’ombrellone, o c’è dell’altro dietro la pretesa di tagliare il numero dei parlamentari e andare alle elezioni ad ottobre dopo il referendum, (che giuridicamente sarebbe come chiedere la botte piena e la moglie ubriaca)?

Il professor Francesco Clementi, docente di diritto pubblico comparato all’università di Perugia ha spiegato quali sono le reali dinamiche legali di questo scenario in diretta a “Viva l’estate”: “Avere al tempo stesso la riduzione dei parlamentari vigente per la legislatura successiva e un voto anticipato si può fare esclusivamente quando è stato rispettato l’intero iter dell’articolo 138: questo iter si conclude con i tre mesi necessari per l’eventuale richiesta referendaria. Per farla breve, se davvero lei vuole avere la votazione anticipata e il taglio dei 345 parlamentari non può votare prima della primavera inoltrata del prossimo anno“.

Ma allora perché molti esponenti leghisti invocano a gran voce le elezioni autunnali facendo riferimento a quanto già accaduto nel 2005?

Coloro che assimilano questo tentativo di Salvini con quanto avvenuto nel 2005-2006 fanno un errore“, ha chiarito Clementi, “all’epoca della devolution si fece terminare l’iter, si votò e poi si tenne il referendum. L’articolo 138 venne quindi rispettato. Se così si vuole fare, si dovrebbe arrivare all’aprile-maggio del 2020 per votare e celebrare il referendum a settembre. Ora non mi sembra fosse questa la proposta del Ministro Salvini che penso ieri abbia fatto una scelta di campagna elettorale per far capire che non l’hanno fatto votare per il taglio dei parlamentari“.


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