Olimpia Troili, candidata con il Partito Democratico alle elezioni europee del 26 maggio 2019, si racconta ai microfoni di Radio Radio. Dopo l’intervista della scorsa settimana, ecco le domande che le abbiamo fatto per conoscerla meglio e per saperne di più sulle sue idee relative all’Europa.

Come stai vivendo il confronto con i cittadini?

Ascolto moltissimo, cerco di individuare i problemi e le questioni reali che vivono le persone sulla loro pelle, però riportando sempre tutto alla dimensione europea. Per quanto sembri distante, influisce molto sulla vita delle persone. Cerco sempre di far capire quanto sia forte il legame tra dimensione locale, territoriale, nazionale ed europea. L’Europa non è politica estera, è politica interna.

Perché candidarti così giovane?

Sessantenni, cinquantenni, quarantenni, con tutta l’umiltà e il rispetto dovuto, mi sembra che abbiano fallito sul piano politico. Siamo in una condizione disastrosa, figlia di tanti errori, di mancanza di visione del medio-lungo periodo, di scelte che non sono state fatte nell’interesse del paese. Senza volerne fare un fatto generazionale o anagrafico, chi ci ha condotti fin qui deve rendersi conto di quanto sia urgente un’inversione di tendenza. La mia è una generazione che si affaccia adesso alla possibilità di entrare nelle dinamiche decisionali e politiche. Siamo chiamati a intervenire per salvare le sorti del nostro paese.

Che ‘Europa’ ci serve?

Serve un’Europa diversa. Un’Europa meno intergovernativa, che riesca a proporre maggiori iniziative figlie di uno spirito comunitario e che si occupi di politiche comuni per risolvere le grandi urgenze. Occorre difendere tutti insieme le frontiere europee, che sono frontiere tutti, con la consapevolezza che bisogna rafforzare la dimensione della politica transnazionale. E poi serve una riforma seria della governance europea, perché così com’è l’Europa non funziona. O cambia o non si salva.

Temi: parliamo di immigrazione

Quello che io propongo una riforma a livello europeo di standard per l’asilo comune e di rispetto delle quote di redistribuzione (che sono già state decise dall’Unione Europea e che non sono state rispettate da alcuni paesi). Penso a una riforma del Regolamento di Dublino, a un maggiore impegno europeo sui rimpatri, a corridoi umanitari per chi deve arrivare in sicurezza e canali legali per l’immigrazione. Io sono per l’immigrazione regolare. Penso che non devono venire tutti, ma che occorre mantenere uno spirito aperto e di accoglienza nei confronti di chi ha il diritto di protezione internazionale.


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