Si torna a parlare, a “Un giorno speciale”, del mondo digitale e delle funzioni dei dispositivi tecnologici con Francesco Vergovich e Fabio Duranti.

Fabio Duranti: “Gli apparecchi digitali possono nascondere all’interno, a nostra insaputa, sistemi per spiarci”

La stragrande maggioranza di noi non sa nulla d’informatica, di tecnologia. Ti mettono in mano degli apparecchi, dicendoti che fa delle cose e magari ne fa delle altre, oppure fa quello ma fa anche altro che non ti viene detto, come ad esempio spiarti. E’ la prima cosa che non ti viene detta ma che, in realtà, questi apparecchi fanno e tu sei tranquillo, te lo prendi” ha esordito Duranti, facendo riferimento ad apparecchi come Alexa.

Da un’inchiesta di “Bloomberg” è emerso che, dietro l’assistente vocale, ci sono dei dipendenti di Amazon che ascoltano le registrazioni audio degli utenti per rendere più efficiente l’assistenza di Alexa.

Ci dicono: ‘prendi questo apparecchio, scarica quest’applicazione che ti fa questo’. Magari quello invece potrebbe, poi, spiarti, potrebbe fare delle cose in più rispetto a quelle che tu hai chiesto” ha detto Fabio Duranti, sottolineando che c’è un fatto certo ed è che questi apparecchi possono nascondere all’interno, a nostra insaputa, sistemi per spiarci“.

Focalizzandosi poi sul mondo dei social e sui commenti che imperversano in rete, Duranti ha ribadito che “noi veniamo condizionati da quello che leggiamo e dal commento. Perché ci sono eserciti o anche gli stessi blogger che si auto commentano, incensandosi? Perché è un po’ la storia del compare, presente nei film di Totò. Arriva il compare che ti ‘tiene botta’ e il commento è questo. Tu scrivi una cosa e qualcuno lo commenta positivamente. Il lettore percepisce una sorta di legittimazione a quella scemenza sesquipedale che tu hai scritto. Ecco come nascono le fake (news, n.d.r.), ecco come una falsa percezione, tante volte, dalla realtà, dalla quale noi oggi, alfabetizzandoci, riusciamo a difenderci“.

Tozzi: “Informazione attraverso la rete? Se parliamo di cultura, non ci siamo proprio”

Ad intervenire sulla questione anche Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico. Entrando nel merito dell’informazione attraverso la rete, Tozzi ha osservato che “ci è sembrato che questa fosse una maniera molto democratica a privilegio di tutti per potersi informare, e questo è senz’altro vero per qualche tipo d’informazione. Ma, se parliamo di cultura, non ci siamo proprio“.

Questa specie di democrazia è una stupidaggine perché l’informazione che veicola attraverso la rete non ha controllo. Non solo, ti dà l’illusione che tu possa possedere le chiavi del sapere” ha spiegato il divulgatore scientifico, specificando che “il sapere culturale è fatica. Un tempo per prenderti un’informazione dovevi tirare fuori il volume della Treccani, lo sfogliavi, ti facevi incuriosire da un altro lemma, e poi arrivavi lì e trascrivevi facendo una gerarchia. Quel contenuto era, quindi, passato dall’enciclopedia, con il tuo lavoro di mani, dentro il tuo cervello attraverso la penna. Adesso, se faccio la stessa cosa in rete, taglio e copio, dentro il mio cervello non ci passa più, me la metto da parte in qualche memoria sordida e ne so soltanto molto di meno. E’ veramente una iattura da questo punto di vista”.

Concorde con Tozzi Fabio Duranti, il quale ha aggiunto che l’informazione acquisita attraverso la rete “non solo non l’hai fermata, ma potrebbe anche essere falsa. Non hai avuto lo spirito critico per valutare se quella cosa è vera o no. L’alfabetizzazione (tecnologica, n.d.r.) serve proprio a questo“.