Intervista esclusiva all’ex-sindaco di Roma Ignazio Marino pochi giorni dopo l’assoluzione in Cassazione per la vicenda degli scontrini delle cene di rappresentanza.

Ecco l’intervento ai microfoni di Radio Radio dell’ex primo cittadino della Capitale.

Chi c’è dietro tutto quello che è successo? Lei individuò una persona…

Credo che questo ormai faccia parte della storia della nostra città, i mandanti-esecutori di quel capitolo buio della Capitale si sono autoidentificati in questi giorni dicendo che sono orgogliosi di avermi allontanato dalla posizione di sindaco alla quale mi avevano eletto centinaia di migliaia di elettori. Due persone hanno deciso di cancellare il voto democratico.

Un processo democratico non si annulla in questo modo… ma perché lei decise di dimettersi?

Io in realtà mi dimisi nel momento in cui i vertici del Partito Democratico chiamarono gli assessori chiedendogli di dimettersi. Poi però siccome i romani ebbero la volontà di organizzare la manifestazione al Campidoglio ritirai le dimissioni. Nei fatti nel momento in cui decaddi ero sindaco a tutti gli effetti, perché le dimissioni le avevo ritirate. Ma questo fu ritenuto intollerabile per certe persone che non volevano il bene di Roma.

Ripenso sempre all’esperienza da sindaco sempre con grande orgoglio.

Mi dispiace che il PD continui a soffrire la presenza di alcune persone che non sono in grado di fare un’analisi corretta. Ora però sono stanco di continuare a sentire falsità, insulti e termini come incapace.

Sullo Stadio…

A tantissimi a Roma interessa il progetto del nuovo stadio, con il Dott. Caudo non accettammo di votare che ci fosse un interesse pubblico allo stadio fino a quando con una riunione a New York (uno dei viaggi criticati) chiedemmo a James Pallotta di inserire 300MLN di opere pubbliche per portare i cittadini allo stadio intensificando le linee di trasporto, perché questo significa interesse pubblico. Io rimango sbigottito perché dopo il nostro allontanamento viene rifatto il progetto e viene detto ai privati “non vi preoccupate, quei 300MLN che dovete mettere per le opere pubbliche non ci servono più, anzi ce li mette lo Stato italiano”.

Se venisse realizzato in questo modo, rinunciando alle opere pubbliche, io credo che gli imprenditori ne sarebbero molto soddisfatti.