Avevamo lanciato l’indiscrezione poco più di una settimana fa, nell’incredulità e nelle risate generali, ma ecco, a qualche giorno di distanza le prime conferme.
Antonio Conte sta seriamente valutando l’opzione Roma, lo sa l’Inter che pure è sulle sue tracce, ma che comunque ha sotto contratto un allenatore il quale seppur tra alti e bassi sta per riportare i nerazzurri in Champions.

Diversa la situazione di Ranieri, grande merito anche per lui qualora dovesse compiere la mini-impresa di portare i giallorossi al quarto posto; ma aldilà dei demeriti delle altre squadre, che stanno contribuendo inesorabilmente l’una al trionfo dell’altra, l’allenatore testaccino non corrisponde al profilo rivoluzionario auspicato da Pallotta per portare la Roma ai vertici, e probabilmente ne ha tutta la consapevolezza lui stesso.

I 10 milioni netti a stagione che, secondo “Calciomercato.com”, e come confermato anche da Stefano Agresti ai nostri microfoni la Roma avrebbe messo sul piatto per convincere l’allenatore salentino oltre a un ruolo di assoluto spicco, potrebbero convincerlo ad accasarsi sotto il Colosseo, vista anche la sua volontà di ripartire da zero (dove per “zero” si intende forse un progetto in rampa di lancio come quello di otto anni fa alla Juventus) dunque l’opzione giallorossa potrebbe essere ghiotta anche per lui, un profilo di assoluto livello, tra pregi tecnici e qualche sbavatura caratteriale: su di lui abbiamo indagato grazie alle nostre Teste di Calcio, che lo hanno raccontato ai nostri microfoni.

Tony Damascelli

Lavorando per l’Uefa ho visto una partita di coppa con lui a praticamente un metro da me. Vidal sbagliò un passaggio di una facilità oscena, Antonio gridò due volte al suo indirizzo “Vergogna!
Non vi dico poi le litigate con Buffon per i premi scudetto: fu quell’anno in cui la Juve vinse a Roma con il gol di Osvaldo.
I giocatori della Juve volevano un premio particolare per il record di 102 punti stabilito in quella stagione. Conte non volle sentirne parlare, prima del match prese Buffon attaccandolo al muro (il portiere aveva almeno 15 centimetri d’altezza in più del tecnico) e dicendogli: “Se parlate di soldi ora non potete considerarvi professionisti, prima bisogna giocare“.

Per me Roma è il luogo ideale in cui potrebbe andare in questo momento, a differenza dell’ipotesi Inter lì non avrebbe paragoni scomodi con Mourinho ecc…
Ho un piccolo aneddoto: quando fece il giro dei campi italiani da commissario tecnico a me disse: “A Roma non si allenano come voglio io…

Alessandro Vocalelli

Per me sotto allenatori come Guardiola e Mourinho c’è Conte, ma per me la cosa che per lui è importante è che gli vengano presi i giocatori. Antonio Conte è sicuramente un grande allenatore ma non può inventare calcio dove calcio non c’è, non pensiamo alle favole o alle beatificazioni.

La Juventus il primo anno prese Pirlo, ingaggiò Vidal, prese Vucinic che in quel momento rientrava tra gli attaccanti più forti, Lichtsteiner tra i più bravi terzini se non il più bravo ed aveva in difesa Barzagli, Bonucci, Chiellini e Buffon: una Juve non proprio sprovveduta. Ricordiamoci che il calcio è fatto dai calciatori.

Luigi Ferrajolo

La differenza tra piccoli e grandi allenatori è la capacità di far rendere di più ai calciatori.
Questa Roma tra l’altro ha sette-otto giocatori sicuramente di qualità, perché come valore assoluto ti tieni Florenzi e Manolas, ti tieni Zaniolo a Centrocampo, insieme a Cristante e Pellegrini, poi anche ElShaarawy. E di Dzeko che ne facciamo? Io sicuramente lo tratterrei: questa mi sembra una buona base da cui Conte potrebbe partire.

Stefano Agresti

Per me è il numero uno assoluto nel far rendere di più calciatori modesti. Io ho assoluto rispetto di Guardiola che ha introdotto un nuovo modo di giocare, poi diventato regola negli anni. Dopodiché non mi sembra che Guardiola abbia mai vinto con organici inferiori ad altri. Ha fatto giocare bene le sue squadre, certo, ma ha sempre allenato grandissimi team. La prima Juve di Conte era inferiore al Milan, il Chelsea non era la miglior squadra della Premier. La sua Italia era una squadra modestissima.

Esiste un rischio: è possibile che Conte diventi una sorta di cappello per poi non fare nulla sul mercato.