E se il posto in cui viviamo, tutto quello che conosciamo e tutto quello che facciamo fosse una sola grande e indistinta finzione? Inutile nasconderlo, almeno una volta nella vita ci abbiamo pensato tutti. Quando a dirlo però è un esperto di computer, la cosa si fa un po’ più inquietante…

George Hotz è l’informatico statunitense che per le sue straordinarie capacità è diventato l’incubo di società milionarie. L’hacker che ha violato i sistemi di sicurezza Apple e Sony è diventato famoso proprio per le querele che un “buco” alla Playstation 3 riuscì a procurargli. Questa volta però non è finito sui giornali per le sue abilità informatiche.

Il giovane geniale infatti sembra essere stato assorbito dal suo stesso fantastico mondo virtuale: è convinto che il mondo in cui viviamo sia una simulazione! Un’esistenza creata ad arte da un’intelligenza artificiale che va oltre la comprensione umana, da una forma di vita extraterrestre e superiore, da un’entità onnipotente. Insomma, da un’inconoscibile che ha costruito intorno a noi un perfetto “Truman Show”.

La prova? Il fatto che non ci siano prove!

Intervenuto al SXSW Festivals in Texas, Hotz ha esposto la cosiddetta “Simulation hypothesis” – Teoria della simulazione – per la quale tutta la realtà, inclusa la Terra e l’universo, sia una simulazione artificiale, molto probabilmente una simulazione al computer. Le prove del fatto che la realtà esista, secondo lui, non ci sono e per questo è molto più probabile che si tratti di una finzione.

“Possiamo incontrare Dio? Possiamo ucciderlo?” Chiede il giovane hacker. Questo mondo virtuale è buono o cattivo? Chiediamo noi. Secondo la sua teoria ben presto scopriremo di essere intrappolati in una gabbia totalmente privi di libero arbitrio. Una presa di coscienza che porterà ognuno di noi ad avallare la sua proposta di una nuova religione che liberi tutti dalla prigionia!

Vero o falso? Prossimo episodio Black Mirror o ipotesi plausibile? Nel dubbio gli organizzatori dell’evento prendono le distanze e precisano: “Le descrizioni di programmazione sono generate dai partecipanti e non riflettono necessariamente le opinioni di SXSW”.