Con l’introduzione del reddito di cittadinanza ci sarà un incremento dei controlli, con l’attribuzione di nuovi poteri alla Guardia di Finanza che avrà il dovere di indagare per scovare eventuali “furbetti”. D’altronde ci sono diversi modi in cui il reddito di cittadinanza potrebbe essere aggirato. Ad esempio, per quanto riguarda i requisiti ci potrebbero essere coppie che decidono appositamente di separarsi e dividere le residenze così da abbassare l’ISEE ed avere diritto al reddito di cittadinanza. A tal proposito spetterà alla Polizia Locale verificare che separazione e cambio di residenza non siano solamente fittizi. Lo stesso vale nel caso in cui a cambiare residenza siano i figli, uscendo così dal nucleo familiare dei genitori qualora abbiano un reddito tale da permettere loro di mantenersi.

C’è poi il tema del lavoro nero: chi è assunto senza regolare contratto, infatti, potrebbe nascondere il suo impiego così da percepire nel frattempo anche il reddito di cittadinanza. Niente di più sconsigliato: per chi mente sui requisiti ai fini del riconoscimento del reddito di cittadinanza è prevista la reclusione da 2 a 6 anni. Un altro aspetto che potrebbe essere “aggirato” è quello per cui ogni mese il nucleo familiare ha l’obbligo di spendere quanto riconosciuto, pena la perdita della somma residua. Ebbene, per evitare che ciò accada la famiglia potrebbe decidere di acquistare determinati prodotti da rivendere nel mercato dell’usato. Lavatrici, televisori, ma anche forme di formaggio: tutti prodotti facilmente rivendibili.

In ogni caso il navigator avrà un ruolo di primo piano nel monitorare il modo in cui le famiglia utilizza il reddito di cittadinanza: qualsiasi comportamento sospetto, infatti, dovrà essere segnalato immediatamente alla Guardia di Finanza che avrà il dovere di indagare per verificare che tutto proceda regolarmente. In caso contrario si rischia di perdere il diritto al RdC (con una nuova richiesta che potrà essere presentata non prima di 10 anni) e anche di restituire le somme indebitamente percepite, nonché – nei casi più gravi – di risponderne davanti al giudice.