Ospite a Un giorno speciale, l’ex vicepresidente del Senato ha fornito una nuova chiave di lettura in merito alla complessa e problematica attuazione delle riforme nella Pubblica Amministrazione.

L’intrinseca e quanto mai problematica attuazione delle riforme, punto nevralgico, da sempre, della politica italiana, viene affrontata durante la diretta di “Un giorno speciale” con Francesco Vergovich e Marco Guidi in compagnia di Linda Lanzillotta, ex ministro per gli affari regionali nel secondo governo Prodi e vicepresidente del Senato della Repubblica fino al 2018.

Ci sono vari fattori che riguardano, intanto, il nostro sistema istituzionale perché, per decidere una riforma, ci vuole un processo parlamentare molto complesso che prende una parte grande della legislatura. Quando si arriva, quindi, ad approvare una riforma, poi bisognerebbe avere tempo per metterla in opera, cioè quelli che l’hanno approvata dovrebbero seguire la fase di attuazione” ha esordito l’autrice del libro Il paese delle mezze riforme, rispondendo a una domanda di Guidi e aggiungendo che la fase di attuazione di una riforma ha “un altro deficit. Noi facciamo per le pubbliche amministrazioni le cosiddette riforme a costo zero, mentre in nessuna organizzazione si penserebbe di fare un grande cambiamento senza investire informazioni nelle risorse umane, nell’innovazione tecnologica. Per trasformare la realtà ci vuole continuità, risorse, stabilità delle maggioranze e vero coinvolgimento.

L’altro punto” ha continuato Linda Lanzillotta “è che, se si fa una riforma amministrativa, questo riguarda il ministro della funzione pubblica, ma non è che gli altri ministri sono altrettanto coinvolti nell’attuare, nei vari dicasteri, quelle misure, perché loro hanno bisogno di vedere risultati nel breve o medio periodo per raccontarli politicamente. Le riforme costano fatica all’interno delle amministrazioni perché richiedono di vincere le resistenze, confrontarsi con le burocrazie. Ci sono quindi, delle dinamiche, magari micro, non rilevabili attraverso l’osservazione dei grandi processi ma che, poi, inceppano i meccanismi. Chiunque governi e qualsiasi progetto voglia realizzare da lì, però, deve passare. Abbiamo regole ipergarantiste contro gli eventuali abusi, ma questo ipergarantismo fa sì che si stia fermi. Più trasparenza quindi, più controlli, ma anche più semplificazione: dobbiamo fare delle regole semplici, con dei meccanismi di monitoraggio e di controllo altrettanto semplici e tempestivi, e le opere pubbliche devono camminare, altrimenti il paese si ferma“.

Sull’elemento di genere e sull’acquisizione degli spazi delle donne nel mondo della politica, l’ex assessore al bilancio del comune di Roma sotto il governo Rutelli ha constatato che “forse si è tornati indietro. La presenza femminile, anche adesso in un governo molto largo, è ridotta: il maschilismo di questi mondi amministrativo e politico è molto forte, bisogna esserne consapevoli e sapere che è una battaglia per la qualità complessiva della nostra democrazia, non solo di genere“.