Una persona vera è l’avatar, i follower i suoi manovratori: attraverso le storie di Instagram il pubblico decide cosa la “pedina umana” debba fare nel mondo reale. Ecco com’è andata…

Bandersnatch, lo speciale interattivo di Black Mirror uscito lo scorso Natale, era solo l’inizio. Cosa deve indossare l’avatar umano dell’esperimento? Che cibo scegliere per la sua colazione tra zampe di gallina e jalapeños? Sono le prime domande di The black game, il nuovo gioco interattivo di Netflix. Il sistema è semplice: attraverso le opzioni di “risposta” offerte dalle stories di Instagram, i follower scelgono cosa la pedina umana dovrà fare. Un meccanismo già noto agli spettatori di Black Mirror, se non fosse che questa volta accade tutto nella realtà.

Ogni gioco ha bisogno di un giocatore e di una pedina – spiega una donna dal volto oscurato con voce metallica – Pierpaolo è il ragazzo che incroci sulla metro. Uno come tanti altri”. Alto, capelli ricci, barba: la pedina umana potrebbe davvero essere “uno del gruppo”. Il messaggio però è chiaro: lui non potrà decidere nulla. Per tutta la durata del gioco dovrà fare ciò che i “black gamers”, in qualunque parte del mondo si trovino, gli diranno a maggioranza di fare.

Il Black Game inizia puntuale: cosa deve indossare la pedina? Che dovrà mangiare a colazione? Domande normali, per “prendere confidenza con il gioco” spiega la voce metallica. Il pubblico sceglie una tuta blu e fuxia anni ’80 e lo condanna, con un 60% di risposte, a mangiare peperoncino. Pierpaolo, così si chiama la pedina, non è contento, ma si passa alla fase due. “Perché vergognarsi?” Dopo la panna in faccia a uno sconosciuto e la naturale corsa per evitare il ceffone, incontriamo un clochard: è un attore? Forse, ma è irrilevante perché gli autori mirano solo a solleticare le coscienze: cosa vogliamo prendere tra un bel peluche nuovo di zecca e il carrello pieno di cose raccattate qua e là dal pover uomo? Il 61% vuole il carrello, ma la pedina umana lo paga e ci si sente tutti meno in colpa.

L’aspettativa aumenta. Cosa ci chiederanno di fare? I giocatori dovranno scegliere come distruggere le scarpette da calcio della pedina. Le prime, quelle con cui giocava da piccolo, quelle che si è tatuato, quelle che probabilmente avrebbe lasciato ai suoi nipoti per ricordo. Non si scappa, l’opzione “non distruggere” non compare tra le scelte e ci fanno credere che la pedina reagisca, che torni a essere una persona, Pierpaolo, e che voglia abbandonare il gioco. Le scarpe distrutte però non ce le fanno vedere e dopo qualche scarso tentativo di distogliere l’attenzione ci mostrano il piano B: compare Elio, il cantante dalle folte sopracciglia di Elio e Le Storie Tese, che rasa la testa di Pierpaolo stile frate francescano.

Sono le 19 e dopo la pausa con la fidanzata e la prevedibile prova del tatuaggio, il gioco volge al termine. “Cosa vuoi fare – chiedono – liberarlo o continuare?” La risposta non compare e gli autori forzano un finale a sorpresa: “Siete sicuri di avere avuto davvero il controllo?

Lento per alcuni, troppo costruito per altri: l’esperimento sociale di Netflix, prevedibile per molti aspetti, rappresenta qualcosa di ambizioso e preoccupante allo stesso tempo. “I miei follower controllano la mia vita per un giorno” è uno strumento già ampiamente conosciuto tra i protagonisti di YouTube, i quali si prestano ogni giorno a sfide molto simili. Cosa metto? Dove vado a mangiare? Faccio la doccia? Lo speciale firmato Black Mirror, però, ha un’importante differenza: l’ottima campagna di marketing, in cui aspettativa e pressing psicologico tengono molto alto il livello di adrenalina.

Benedetta Intelisano