La scrittrice è stata ospite ad Affari di Libri con Mariagloria Fontana e ha parlato della sua ultima fatica letteraria, “Idda”.

Mariagloria Fontana incontra ad “Affari di Libri“, rubrica letteraria condotta dalla giornalista all’interno di “Un giorno speciale” con Francesco Vergovich, Michela Marzano, scrittrice e saggista di spessore e ospite questa mattina nei nostri studi. Entrando nel vivo della trama di “Idda”, sua ultima fatica letteraria, la scrittrice ha rivelato che “Il punto di partenza di questo libro era il tentativo di trovare una risposta a una domanda, che è la seguente: cosa resta di noi quando pezzi interi della nostra vita scivolano via e, quindi, chi siamo quando non ci ricordiamo più il nostro passato e non ci riconosciamo, talvolta, più in uno specchio? Nel tentativo di rispondere a queste domande ho, pian piano, costruito questa storia che, di fatto, è una storia duplice, perché sono due donne, Annie e Alessandra, che si rispecchiano l’una nell’altra. Alessandra è la voce narrante, che ha lasciato il Salento e l’Italia per trasferirsi in Francia, decidendo volontariamente di chiudere a chiave un pezzo importante della propria storia, e comincia, involontariamente, raccontando la storia di Annie, riaprendo il proprio passato e tornando dove tutto era iniziato, il Salento.

Sulla definizione di sé che, come ha ricordato la stessa Marzano, è “molto complicata“, la scrittrice ha espresso il proprio punto di vista, spiegando che “all’interno dell’Io c’è una molteplicità di aspetti, che fanno sì che l’Io non sia mai monolitico. E’ ovvio che, quando noi ci presentiamo, lo facciamo con tutto il nostro passato. Dopodiché, il passato è costitutivo per ognuno di noi, ma il fatto che riusciamo a ricordarcene non è, però, l’essenziale. Il passato agisce comunque. Alessandra, per esempio, che ha deciso di chiudere i ponti con l’Italia, una volta che è a Parigi pensa di essere libera ma non lo è, perché non ha fatto i conti con il suo passato, tanto che, confrontandosi con la storia di Annie, il dialetto, sua madre lingua, riemergerà. Sarà proprio grazie all’incontro con Annie, Idda (termine dialettale della parola ‘lei’), e avrà ricostruito la storia di una donna molto lontana da lei, che potrà fare i conti con il proprio passato.

“Per certi aspetti, Alessandra è un personaggio speculare, cioè un po’ opposto rispetto a me, nel senso che sono arrivata anche io a Parigi, avendo bisogno di cambiare lingua” ha raccontato Michela Marzano, aggiungendo che, a differenza della protagonista del romanzo, Alessandra, ha “cominciato a lavorare sul mio passato, ma in un’altra lingua: per una decina d’anni non sono quasi mai tornata in Italia perché avevo bisogno di restare nel francese e fare la mia psicanalisi, per poi poter tornare alla mia madre lingua e andare ad aprire quelle porte, quelle finestre di una storia che è stata molto dolorosa, per quanto mi riguarda.

La scrittura di Idda è stata una delle cose più belle e più difficili che io abbia mai affrontato. Volevo affrontare il tema della perdita della memoria, anche perché la mamma di mio marito si è ammalata di Alzheimer un anno fa e, quindi, mi sono confrontata con quest’evento anche nella mia vita privata. Il libro, infatti, è dedicato a mia suocera, che ispira un po’ anche la vita di Annie. Quello che non sapevo è quanto la scrittura mi avrebbe coinvolto al punto che mi sono talmente affezionata al personaggio di Annie che oggi faccio confusione, cioè sovrappongo Annie a mia suocera. Mi sarebbe piaciuto dare questo libro nelle mani di René, mia suocera, ma purtroppo qualche mese fa ci ha lasciato: è lei che c’è dietro anche a questo libro” ha raccontato la scrittrice, visibilmente commossa.

Raccontando una storia noi riusciamo a mostrare quelle famose vulnerabilità che m’interessano, molto di più di quanto non si faccia con una scrittura saggistica” ha detto in chiusura Michela Marzano.