Se facessi parte della tribù dei poveri di spirito dovrei chiedere: perché l’arbitro non ha conultato il Var sul mani di Lyanco. Se volessi insistere dovrei domandare: perché l’addetto al Var non ha segnalato il fallo di Olsen e la spinta di Fazio su Belotti? Ma lascio queste scorie a chi si sollazza con il grigio e con il marcio. Vista, piuttosto, una buona partita di football, grazie al clima romano che ha regalato una frustata di pioggia che ha agevolato la corsa e il recupero degli attori in campo.

Ottimo e abbondante Zaniolo per un’ora poi sfinito anche dal proprio narcisismo, lo sviluppo della partita ha permesso a Di Francesco di definire una formazione che, per me, è la soluzione migliore in determinate situazioni, dunque El Shaarawy al posto di Under subito ferito al muscolo della coscia e Schick al posto di un inconcludente Kluivert. Roma prima smarrita poi energica, centrocampo rapido di cervello e di gamba, Cristante e Pellegrini hanno lavorato palloni in dosi industriali, superbo a supporto e spinta l’olandese volante Karsdorp, Dzeko ha messo i suoi chili e i suoi centimetri per segnare la zona di lavoro, solite distrazioni di Fazio che si chiama Federico ma ha la stessa nenia del Fabio.

Di contro il Torino è stato prima Toro e poi torello, si è sgonfiato per ritrovare il vecchio cuore granata anche se è stato tradito, si può dire così, da Belotti che ha sbattuto contro i propri limiti di lettura del gioco. La vittoria della Roma era dovuta, considerate anche le assenze della squadra di Mazzarri che per la prima volta ha perso una partita in trasferta. Risultato di autostima, se Di Francesco capirà che non si può giocare con due farfalle, turche e olandesi, sulle fasce, meglio l’efficacia del faraone che sa fare molte cose e meglio, per il futuro prossimo, l’impiego di Schick che sta trovando fiducia. Di Giacomelli e di Irrati non dico e non scrivo. Fanno parte del gioco, qualcuno urlerà allo scandalo, altri alla sudditanza psicologica, altri a calciopoli. Poveri di spirito al punto che non riescono a mettere via le ciliegie per l’inverno.

Tony Damascelli