La Roma ha incassato una nuova sconfitta, rinviando ancora il progetto di avvicinamento alla zona Champions. Ha vinto l’Udinese, con i suoi limiti ma anche con la sua voglia, il suo carattere, il suo orgoglio, la tecnica di alcune individualità. E’ finita 1-0, con un altro gol dei friulani giustamente annullato dal Var, e la sensazione che stavolta ha perso davvero la campagna acquisti di Monchi.

C’erano praticamente tutti, in campo, i nuovi acquisti del direttore sportivo spagnolo. Mirante, Santon, Nzonzi, Cristante e Kluivert dall’inizio: insomma mezza squadra nuova, mezza squadra voluta appunto da Monchi. Senza contare che nel finale è entrato anche Zaniolo e protagonisti (per modo di dire) sono stati altri giocatori arrivati nell’era appunto di Monchi, da Under a Kolarov e soprattutto Schick, ogni volta chiamato a far vedere le qualità di un giocatore pagato oltre 40 milioni di euro – il più costoso acquisto della storia giallorossa… – e ogni volta deludente e anonimo.

Insomma, è una Roma che deve interrogarsi su ciò che è stato fatto nell’ultimo anno e mezzo. E sbaglia Di Francesco a sottolineare il possesso palla, a parlare di una Roma punita dagli episodi, addirittura capace di mettere l’Udinese alle corde. L’unica finalità del calcio, che sia un gioco più difensivo o più spregiudicato, è soltanto quella di creare occasioni da gol. E, per fare un bilancio della partita, è di questo che bisogna parlare. Tanto fumo e poco arrosto. La fotografia, in fondo, di un mercato in cui la Roma ha rivendicato il merito di aver acquistato tanto. Ma acquistare e vendere, cioè cambiare, è sempre la formula migliore?

Alessandro Vocalelli