“I morti non torneranno, gli errori non si sanano”. A parlare è Maria Rita Gismondo, la dottoressa del Sacco di Milano che durante il Covid ha vissuto il fronte dell’emergenza, a lanciare questo grido nel cuore di Atreju, kermesse appena conclusasi di Fratelli d’Italia.
Non è solo rabbia, è un dolore vissuto in prima persona. Gismondo, con le mani che tremano leggermente mentre parla, descrive anni di scelte che hanno ferito famiglie intere: “Non si è trattato di errori isolati, ma di una strategia sbagliata dall’inizio”. Parla di vite spezzate, di fiducia tradita, come una madre che rivive i momenti più bui per dire basta al silenzio.
Quelle parole pesano come macigni perché vengono da chi ha curato i malati, contato i letti in terapia intensiva, lottato contro il virus giorno dopo giorno. Ad Atreju, tra applausi e commozione, ha dato voce a quel senso di ingiustizia che molti ancora portano dentro.
Falle e inganni che ancora bruciano
Poi il colpo al cuore: “Falle e inganni nella gestione del Covid e dei vaccini”. Lo dice con gli occhi lucidi, accusando chi ha deciso di non aver raccontato tutta la verità ai cittadini. Non è astio politico, è il grido di una scienziata che si sente tradita dal sistema, che rimette in discussione restrizioni, obblighi e narrazioni ufficiali.
“Quel palco è diventato un confessionale umano, dove Gismondo non parla da estranea, ma da testimone che ha pianto con i familiari, che ha visto il prezzo reale della pandemia. Un intervento che tocca le corde dell’anima, invitando tutti a non voltare pagina troppo in fretta.
“Da qui voglio lanciare un’iniziativa“, conclude, “da tecnico dico che andrebbero coinvolti degli altri ricercatori, che venga costituita una commissione scientifica che annulli quell’offesa alla scienza che è stata la negazione del dubbio: dobbiamo discuterne! E chi non accetta sarà pubblicamente citato per non accettare di parlare di scienza. Da oggi lavorerò per questo, perché la scienza possa dare alla politica gli elementi di cui ha bisogno”.











