L’annuncio di Ursula è da brividi: l’UE vuole la guerra con Putin

Le recenti dichiarazioni di Ursula von der Leyen sulla fine della pace e sulla necessità di prepararsi alla guerra ibrida impongono una riflessione critica. Parole che si inseriscono in una narrazione sempre più aggressiva e allarmistica. Una linea che, secondo questa lettura, non descrive la realtà ma contribuisce attivamente a costruirla.

La retorica della guerra permanente

Ursula von der Leyen, definita “sacerdotessa dei mercati apatridi” e “vestale del turbocapitalismo sans frontières”, ha dichiarato in modo solenne che la pace sarebbe ormai finita. Dichiarazioni giudicate assurde e manicomiali, che vengono lette come l’ennesima conferma di una strategia politica precisa. Da mesi, infatti, l’Unione Europea si starebbe prodigando per propiziare il conflitto con la Russia, fingendo però ipocritamente che sia Mosca a volerlo.

La costruzione del nemico

Da questa impostazione nasce una narrazione propagandistica definita inconsistente e orripilante, secondo cui la Russia di Putin sarebbe pronta a invadere l’Europa. Una rappresentazione ritenuta surreale, utilizzata dagli autoproclamati professionisti del discorso e dai monopolisti della parola per persuadere masse teledipendenti e tecnonarcotizzate della necessità del riarmo. Il tutto incardinato nel piano denominato Rearm Europe, poi ribattezzato in modo ancora più orwelliano come Preserving Peace.

Responsabilità e casus belli

Sul versante opposto, Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa, ha più volte affermato di non avere alcun interesse a combattere contro l’Europa, precisando però che la Russia si difenderà con le unghie e con i denti in caso di attacco. Secondo questa ricostruzione, se una guerra con la Russia dovesse verificarsi, la responsabilità sarebbe interamente dell’Unione Europea, colpevole di aver provocato Mosca in ogni modo possibile, fino a propiziare scelleratamente il casus belli, forse per favorire l’intervento della civiltà talassocratica a stelle e strisce.

Il vero nemico

Ancora una volta, l’Unione Europea viene descritta realiter come il nemico principale. Il nemico non sarebbe a Mosca o a Pechino, come sostengono gli araldi del pensiero unico politicamente corretto ed eticamente corrotto, ma a Bruxelles e a Washington. L’UE appare come un treno in corsa verso l’abisso, amministrato da sfascia carrozze di professione o, per dirla con Max Weber, da hedonisti senza cuore e specialisti senza intelligenza. Per questo, oggi, non si tratterebbe di salvare l’Unione Europea, ma di salvarsi il prima possibile dall’Unione Europea, prima che inizi la notte che non ha mattino.