E come avevo previsto, l’eurozona sta affrontando un periodo di ulteriore stagnazione come rilevato dagli ultimi indici PMI (Purchasing Managers Index) di giugno che indicano una crescita dell’eurozona prossima allo zero.
L’indice composito si è mantenuto allo 50,2%, che è proprio un millimetro sopra il 50% che separa l’espansione dalla contrazione economica.
Il dato dei servizi è leggermente migliorato, ma quello della manifattura è sceso. Io ieri facevo consulenza di strategia ad un’azienda che fa manifattura: sono poche ormai le aziende italiane in espansione nel settore manifattura (sarò che io porto fortuna, ma tutti i miei clienti si stanno espandendo) e non è un caso in realtà: dipende dal fatto che si fa pianificazione strategica, altrimenti in un contesto come quello che sto descrivendo, le imprese sono destinate al calo.
Nel primo trimestre l’Eurozona aveva mostrato una crescita moderatissima, dello 0,6%. però era stata influenzata da dei fattori eccezionali. Gli analisti prevedono una stagnazione nel secondo semestre del 2025 e nel 2026, con un PIL che dovrebbe rimanere al di sotto dello 0,5%, cioè siamo fermi, l’eurozona non esiste più.
Questa debolezza è attribuita a tre fattori: rallentamento della domanda globale (qualcuno dice della Cina), l’impatto della politica monetaria restrittiva della Banca Centrale Europea, l’incertezza legata al conflitto in Medio Oriente.
La presidente della BCE, l’infallibile e ineffabile Christine Lagarde, ha espresso preoccupazione per il conflitto Iran-Israele temendo possibili effetti inflazionistici a breve termine. Ecco, ci si preoccupa degli effetti inflazionistici, non altrimenti. Non dalla morte delle persone, tant’è vero che in Europa si sta facendo una politica di riarmo. Tuttavia altri esponenti della Banca Centrale Europea hanno ribadito la necessità di essere cauti suggerendo che gli acquisti di titoli del cosiddetto quantitative easing dovrebbero essere limitati a casi eccezionali.
Ciò indica una forte resistenza ideologica al rallentamento della politica monetaria, nonostante i segnali di rallentamento economico. Insomma, la situazione è complicata dal fatto che c’è un malato in Europa che è la Germania. Io ve lo dicevo da anni, tutti ridevano quando lo dicevo, ora è sotto gli occhi di tutti che ha mostrato un calo significativo degli ordini industriali, pari al -6% nel settore manifatturiero a maggio 2025.