Nel 1997, Bettino Craxi tracciava un’analisi impietosa del futuro dell’Unione Europea: “L’Europa ci viene presentata come il Paradiso Terrestre… calma, ci arriveremo. Ma per l’Italia, nella migliore delle ipotesi, sarà un limbo. Nella peggiore, sarà un inferno”.
Una previsione che oggi, dopo oltre 25 anni, suona profetica. L’ex presidente del Consiglio metteva in guardia sul ruolo subalterno che l’Italia avrebbe assunto nell’UE, sostenendo che fosse necessario “richiedere e pretendere la rinegoziazione dei parametri di Maastricht”. Un monito inascoltato.
“Pfizergate” e le ombre sull’Unione Europea
A dare nuova attualità a quelle parole è il recente scandalo “Pfizergate”, che ha travolto la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen. Sotto accusa la gestione opaca del contratto per 1,8 miliardi di dosi di vaccino Pfizer nel 2021. Le trattative, secondo varie testate internazionali, sarebbero avvenute tramite scambi personali di messaggi tra von der Leyen e l’AD di Pfizer, Albert Bourla.
Alla richiesta di accesso ai messaggi, la Commissione ha risposto con motivazioni contraddittorie: “i messaggi sono irrilevanti, irreperibili, effimeri o non considerabili come documenti pubblici“. Nessuna trasparenza, nessuna responsabilità.
Craxi, un’Europa da riformare
Oggi, di fronte a un’Europa sempre più centralizzata, dove le scelte decisive sfuggono al controllo democratico e dove la sovranità nazionale viene sacrificata, le parole di Craxi suonano drammaticamente attuali.
L’Italia, e con essa gli altri stati membri, rischia davvero di restare in un limbo politico. Oppure, come avvertiva il leader socialista, di sprofondare in un inferno tecnocratico, dove l’Europa è più problema che soluzione.










