IRAN-ISRAELE E RUSSIA UCRAINA – Quali sono le regole di ingaggio per stabilire se un Paese ha il “diritto” di attaccarne un altro? È una domanda più che legittima, soprattutto oggi, alla luce delle evidenti contraddizioni con cui la comunità internazionale valuta i conflitti.

Quando la Russia ha lanciato l’operazione in Ucraina, con le sue motivazioni — giuste o sbagliate che siano — è stata subito bollata come aggressore, senza margini di interpretazione. Dall’altra parte, l’Ucraina è stata dipinta come vittima indiscussa, oggetto di un’azione unilaterale e inaccettabile. Nessuna sfumatura, nessun dibattito.

Israele può attaccare l’Iran. La Russia che attacca l’Ucraina invece è cattiva?

Ma allora, se Israele attacca la Palestina, o addirittura l’Iran, non vale più la stessa logica? In quel caso, viene definito come “il buono” che esporta democrazia e sicurezza. Con gli Stati Uniti è già successo in passato: Serbia, Iraq, Libia. Tutti attacchi giustificati dall’Occidente come “necessari” o “preventivi”.

Ma dov’è il confine morale? Chi stabilisce se un attacco a un Paese sovrano sia eticamente corretto o se sia invece un’azione di guerra come tutte le altre?

Senza entrare nel merito, anche la Russia all’epoca ha giustificato a suo modo l’attacco, citando gli 8 anni di bombardamenti nel Donbass e migliaia di morti tra donne e bambini delle minoranze russofone massacrate. Perfino la RAI, in alcuni servizi passati, ha condannato le azioni ucraine contro quelle popolazioni. Putin, di fronte all’inerzia internazionale, ha risposto con quella che ha definito “un’operazione militare”. Dopodiché, l’intervento europeo, l’invio di armi, e la guerra è esplosa.

Sono ragioni discutibili? Sì. Ma qual è la vera differenza?

In Iran, Israele fa lo stesso. Ma viene considerato “il buono”

Israele invece attacca dicendo: “Quelli mi vogliono morto”, citando le minacce dell’Iran o di Hamas, le tensioni su Gaza, e così via. E allora parte con un’azione militare. Ma in questo caso è giustificato, perché rappresenta la parte “giusta”.

Ma chi decide che uno sia buono e l’altro cattivo?

Serve una verità morale chiara e condivisa

La vera questione è: quali sono le regole morali internazionali che determinano quando si può attaccare un Paese sovrano? Esiste una verità oggettiva, o stiamo tutti seguendo una narrazione a senso unico, decisa da chi ha più voce?

Se un Paese minaccia, può essere attaccato? Se un Paese uccide al suo interno, può essere attaccato? E se un Paese ha basi nemiche al confine, può reagire?

Almeno ditelo chiaramente. Mettetelo nero su bianco.

Vogliamo risposte, non propaganda

Non è questione di schierarsi. È questione di coerenza e trasparenza. Se esistono regole valide per tutti, allora vanno applicate in ogni caso, altrimenti è propaganda, ed è una presa in giro.

Anche i video, come i documenti scritti, possono essere manipolati. Ma esiste ancora la possibilità di distinguere il vero dal falso, e il pubblico ha il diritto di sapere, di capire.

Abbiamo il diritto di sapere quali sono le regole del gioco. Se c’è un limite invalicabile, ditecelo. Se invece tutto è arbitrario, allora non parliamo più di diritto internazionale, ma di potere.