“Altro che scampato pericolo”: l’allarme sul Regolamento sanitario OMS ▷ “10 mesi per fermarlo”

Il primo giugno l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha prorogato i negoziati sul piano pandemico globale, concordando un nuovo pacchetti di emendamenti al Regolamento Sanitario Internazionale. L’accordo per “prepararsi alle future pandemie” ora ha dieci mesi di tempo, spiega in diretta l’avvocato Olga Milanese, per essere discusso. Il Trattato pandemico ha invece trovato lo stop ai lavori per la contrarietà di alcuni paesi, tra i quali spunta anche l’Italia, che non lo ha votato per un sospetto rischio sulla sovranità nazionale.
Ma restano ancora il Regolamento e le modifiche proposte che dovranno ora passare in rassegna, stavolta, riferisce l’avvocato, tramite l’Unione Europea. Ma cosa dicono i nuovi emendamenti? In sostanza, “Se un domani l’OMS – dice Alberto Contri a Un Giorno Speciale – emette un’ordinanza per cui non si può più viaggiare perché c’è l’aviaria, noi cittadini possiamo rifiutare, ma se gli altri Stati hanno accettato, non possiamo più viaggiare”.

“Il contenuto di questi regolamenti sta per essere trasfuso nell’Unione Europea ecco perché è importante andare a votare”, afferma Milanese. “E’ in fase di approvazione un regolamento in cui viene prevista la facoltà di dichiarare l’emergenza sanitaria e disporre delle limitazioni agli spostamenti tra gli Stati: una modifica dello spazio Schengen”. In pratica, gli accordi sulle nuove pandemie già annunciate nel tempo “escono dalla porta dell’OMS e rientrano nella finestra dell’Unione Europea“. Possibilità di opporsi o meno? Qualcuna c’è.
Far subito questa dichiarazione di opposizione dell’Italia all’approvazione di queste modifiche. Dopodiché valutare anche quello che accade nel contesto internazionale, cercare di vedere anche gli altri paesi come affronteranno queste modifiche, perché anche lì c’è un sistema di maggioranza, c’è la situazione a livello dell’Unione Europea. Da qui l’importanza poi di mandare in Europa eurodeputati che possano bloccare questi processi in corso“.