“L’incidente” di Raisi: c’è un sospetto legittimo dietro la morte del presidente iraniano

Purtroppo è tragicamente morto nei giorni scorsi il presidente iraniano, è precipitato misteriosamente l’elicottero su cui stava viaggiando. Nessun passeggero è sopravvissuto all’incidente, se così vogliamo definirlo. Il presidente Sayyed Ebrahim Raisi, ma poi anche il ministro degli esteri Hossein Amir Abdullahian e altre persone hanno perso la vita. I poteri presidenziali in Iran passano ora, temporaneamente, al primo vicepresidente, Mohammad Mokhber. Entro 50 giorni si dovranno tenere le elezioni presidenziali anticipate in Iran per eleggere il nuovo presidente. Naturalmente le conseguenze internazionali di questa vicenda sono davvero preoccupanti se si considera che l’area è già di per sé incendiaria e incandescente e lo diventa ancora di più dopo questo tragico evento. Potrebbe naturalmente trattarsi di un tragico incidente, ma ovviamente non è neppure da escludere a priori la pista dell’attentato. Come sappiamo, infatti, l’Iran rappresenta ad oggi una delle potenze massimamente disallineate rispetto al nuovo ordine mondiale liberal-atlantista. Detto altrimenti, l‘Iran si oppone già da tempo alla potenza della civiltà “stelle e strisce” che vuole colonizzare l’intero pianeta e che bolla come rogue states, come stati canaglia, tutti quegli stati che, l’Iran in testa, si oppongono alla libido dominandi della civiltà del dollaro.

L’Iran, lo sappiamo, è vicino, anzi vicinissimo, alla Russia e alla Cina, essendo altresì una delle potenze più ostili alla “civiltà dell’hamburger” e alle sue politiche di espansionismo imperialistico che non tollerano la presenza di stati non sottomessi al Washington Consensus. Del resto, martellante in questi anni è stata la squallida propaganda occidentale contro l’Iran, presentato come un paese barbaro e totalitario dai menestrelli dell’ordine mentale e giornalistico di completamento dei rapporti di forza liberali e americanocentrici. Quell’ordine mentale che, viceversa, celebra ogni giorno a piè sospinto la civiltà del dollaro come la più grande democrazia del mondo e come il regno della civiltà e dei diritti. Basterebbe anche solo rinfrescare la memoria sul tema dell’Iran e della sua civiltà. L’Iran, l’antica Persia, era considerata dalla civiltà ellenica come degna di essere considerata pari ai greci stessi. Si leggono anche solo i persiani di Eschilo. A pochi giorni dall’attentato contro il premier slovacco Robert Fico, adesso muore improvvisamente e in maniera misteriosa il presidente iraniano. Perfino i giornali più mainstream, o alcuni di essi, titolano il giallo della morte del presidente iraniano.

Qualche domanda in effetti deve essere posta, facendo valere il ben noto dubbio iperbolico cartesiano, quello che mette tra parentesi le certezze e le narrazioni per fare spazio all’io pensante, che prova con la propria testa a ricostruire, secondo certezze ed evidenze, gli accadimenti; è da escludere a priori, domandiamo, che ci sia dietro la “longa manus” degli oppositori delle politiche disallineate dell’Iran? E’ da escludere a priori che si sia trattato di un sabotaggio o comunque di una operazione con la quale si è prodotto detto incidente? Non possiamo negarlo aprioricamente. Come del resto, va detto, non possiamo ad oggi confermarlo. Possiamo però sospettarlo legittimamente, facendo valere, come dicevo, le ragioni sacrosante del dubbio cartesiano.

Radioattività con Diego Fusaro – Lampi del pensiero quotidiano.