Al via l’udienza finale sul destino di Assange ▷ Il portavoce di Amnesty Italia spiega i due scenari

Questa mattina presso l’Alta Corte di Londra si terrà il Processo per il giornalista australiano Julian Assange. Il fondatore di WikiLeaks dovrà presenziare alla seconda e ultima udienza contro il Governo degli Stati Uniti d’America dopo una caccia all’uomo durata ben 15 anni. Il reporter aveva rivelato i segreti e le torture commesse dagli USA in Iraq e in Afghanistan. La moglie Stella Morris, ha affermato che l’esito della sentenza potrebbe essere una questione di vita e di morte: «Ciò che è successo ad Alexeij Navalny in Russia potrebbe succedere a lui in America». Julian Assange è detenuto nel carcere di Belmarsh a Londra, dall’11 aprile 2019 , vivendo una lunga e isolata reclusione.

Oggi le autorità britanniche dovranno decidere se Assange verrà estradato negli Stati Uniti. Secondo il Portavoce di Amnesty International Riccardo Noury, la decisione definitiva non potrà essere presa entro questa mattinata. “I giudici si prenderanno del tempo, l’Alta Corte potrà accettare la richiesta di estradizione o può decidere di dare ad Assange il diritto ad un nuovo esame di ricorso“.

Gli scenari

“Qualora Assange dovesse arrivare negli USA dovrà affrontare un processo per 17 capi di accusa riguardante la legge sullo spionaggio del 1917″ dice Noury “se venisse condannato terminerebbe la sua vita in un carcere di massima sicurezza, con il rischio del deterioramento ulteriore della salute, e visto le sue recenti condotte autolesioniste, c’è il rischio che possa compiere un gesto estremo”.

Julian Assange potrebbe infatti scontare una pena di 175 anni di carcere per aver denunciato crimini di guerra compiuti dagli Stati Uniti. Secondo Noury il reporter potrebbe passare i suoi ultimi anni di vita, in una condizione di isolamento totale: “potrebbe passare 23 ore su 24 in cella, con contatti umani ridotti al minimo, qualche forma di privazione sensoriale come mancanza di luce e ventilazione naturale”.

Queste condizioni di prigionia estreme possono essere equiparate alle conseguenze di una pena di cinque ergastoli. Un destino che é segnato, al pari di quella che può essere un’imminente esecuzione: “sono vite destinate a finire, quindi l’attenzione nei loro confronti é uguale, ma che Assange venga trattato come il leader di un’organizzazione terroristica, fa paura”.

Alla domanda se Assange possa ricevere una qualche forma di grazia dal Presidente degli Stati Uniti, Noury risponde: “non c’è mai stata una presa di posizione possibilista. Potrebbe però accadere che una volta condannato, qualche Presidente gli possa concedere una grazia, come é successo a Chelsea Manning con Barack Obama“.

Ma chi é Chelsea Manning?

Un ex militare nata con il nome e l’identità sessuale di Bradley Edward Manning, a cui furono concessi solo sette anni di carcere con l’accusa di aver dato l’accesso materiale ai segreti del Governo degli USA proprio ad Assange. Nonostante il giornalista australiano non abbia trafugato nulla ma abbia solamente reso pubblici i documenti di Stato, Obama decise di alleviare la pena a Manning.

Quello che resta da chiedersi é perché a Navalny é stato concesso un trattamento diverso da parte dei media americani rispetto ad Assange al quale é stato da sempre riservato un silenzio generale. Noury risponde che il giornalista australiano viene visto come il principale nemico degli USA, perché ha rivelato le torture del governo statunitense nei confronti di donne, bambini e civili, che senza di lui sarebbero rimaste invisibili. “Gli Stati Uniti hanno da sempre cercato per se stessi l’impunità per quei crimini finché non é arrivato Assange che li ha denunciati tutti: per questo nemmeno Biden è clemente nei suoi confronti”.

L’influenza dell’anglosfera

Quello che é certo, é che gli alleati degli Stati Uniti appartenenti alla cosiddetta anglosfera, hanno sempre avuto molta reticenza a parlare di Assange, compresa l’Italia. Secondo Noury questo é uno dei motivi per i quali alcuni Comuni tra cui Milano, non hanno concesso la cittadinanza onoraria ad Assange. “Non ricordo in tutti questi anni una situazione del genere: in cui c’é una coalizione di ben 5 Stati contro 1 persona. Gli USA hanno emesso il mandato di arresto, la Svezia si é messa a disposizione con unindagine per le accuse di stupro nei confronti di Assange, questo perché se ci fosse stata qualche difficoltà con la Gran Bretagna l’estradizione sarebbe passata dalla Svezia”, continua Noury, “l’Equador nel 2017 consegna Assange alla Polizia britannica dopo che gli aveva concesso l’Asilo Politico e infine l’Australia che é lo Stato in cui Assange é connazionale, é stato in lista per 14 anni”.