Nuove carte su Bergamo [Parte 2] ▷ Le telefonate tra imprese e deputati e quelle richieste sui lockdown

La Verità scova dettagli non poco compromettenti su alcune delle tante vicende attorno al Covid.
In particolar modo, al centro dell’attenzione c’è quel delicato periodo iniziale dell’emergenza pandemica.
Il 2020 ha visto il Paese reagire all’allarme in più modalità. Da una parte ci fu un tentativo, da subito, di debellare l’emergenza mediatica. Ricordiamo l’hashtag “#abbracciauncinese” lanciato da Nardella, o Zingaretti che col noto aperitivo a Milano decretò su un post social: “Parola d’ordine: normalità. Non perdiamo le nostre abitudini, non possiamo fermare Milano e l’Italia“. Stando alle rivelazioni di Francesco Borgonovo e Alessandro Rico, il motivo di quel “non possiamo” potrebbe trovare una più chiara spiegazione nelle intercettazioni che vedono protagonista Giorgio Gori, sindaco di Bergamo.

Nessun piano pandemico, né un’organizzazione volta a salvaguardare la salute pubblica: a motivare Gori, stando al quotidiano, sarebbero state alcune aziende italiane. Prima alla non chiusura, perché si sarebbe creato un danno economico, poi alla chiusura perché ormai “i dipendenti avevano paura”.
Lo racconta il vicedirettore de La Verità in diretta ai nostri microfoni.

Secondo lo scoop, nelle intercettazioni le grandi imprese avrebbero sostanzialmente chiesto al Partito Democratico di “restare aperti”.
Loro (il PD) sono d’accordo – racconta Borgonovo – sul fatto che il lockdown sarebbe devastante per i grandi imprenditori giù, che è la verità. E si dice a un certo momento: ‘le aziende grandi internazionali stanno aperte, tutte le altre chiudono’. Cioè, mandiamo sul lastrico i piccoletti“.

Poi il ribaltone: “Giorgio Gori, non sapendo che fare, non ricevendo indicazioni dall’alto, a un certo momento parla con Persico, del gruppo Persico, e gli dice: ‘Guarda che adesso sto semplificando’. Gli dice che se si chiude si rovina l’economia, ‘ma se non chiudiamo abbiamo tantissimi morti’. Qualche giorno dopo il sindaco Gori riceve una chiamata, il 12 marzo 2020, pochi giorni prima del lockdown generale.
Viene contattato da Matteo Tiraboschi del gruppo Brembo il quale gli dice: ‘Adesso noi vogliamo chiudere però dovete fare una ordinanza del governo che giustifichi le chiusure’. Questo è nelle carte dei Carabinieri
” – specifica Borgonovo.

Tiraboschi ribatte dicendo che la cosa ‘era valida fino a ieri’, la richiesta di restare aperti per le grandi aziende.
Poi hanno scoperto che si sono ritrovati senza personale, in quanto i dipendenti hanno tutti paura di andare a lavorare e quindi rimangono a casa. ‘Dobbiamo chiudere per forza, ma non possiamo chiudere noi‘”.

Interviene sulla questione anche Daniele Giovanardi, intervistato a Punto & Accapo.