Gabellini sfata il mito del nemico del Cremlino ▷ “Vi spiego i veri potenziali nemici di Navalny”

Dopo la morte dell’oppositore di Putin Aleksei Navalny, molti italiani sono scesi in piazza per ricordare la scomparsa del dissidente russo. Tanti cittadini italiani e politici si sono incontrati al Campidoglio per manifestare in onore del “ricordo di un eroe”. In piazza é stata indetta una fiaccolata e i cittadini presenti hanno appoggiato fiori e candele davanti alle foto di Navalny che é stato omaggiato in quanto “simbolo della resistenza contro il Governo di Putin“. C’é uno sdegno collettivo per la morte dello storico oppositore dell’attuale Presidente della Russia, per via delle ipotetiche cause che potrebbero averne causato la morte. Una buona fetta dell’opinione pubblica ritiene che il Cremlino potesse avere interesse nella morte del famoso dissidente, in ragione del fatto che Navalny era tra i principali leader dell’opposizione del Governo. Ma non tutti sono del parere che l’assassino di Navalny possa essere riconducibile alla figura del Presidente della Russia: le cause infatti possono essere anche rintracciate altrove.

Che Navalny sia il principale oppositore di Putin mi sembra più di una forzatura: il principale oppositore é Gennadij Zjuganov membro del Partito Comunista” dice Giacomo Gabellini Saggista e Ricercatore Indipendente “io credo che la morte di Navalny possa essere riconducibile a un avvelenamento e sarei molto più cauto a formulare ipotesi che conducano direttamente al capo del Cremlino“.

Bisogna infatti considerare che le elezioni di Putin saranno tra poco più di un mese e assassinare Navalny prima di un evento di tale portata, sembra una mossa troppo avventata.
Navalny aveva scarsissimo seguito all’interno della Federazione russa: e assassinarlo nel momento in cui tutti i sondaggi confermano le elezioni di Putin per via plebiscitaria, non é una mossa intelligente“.

Se é vero che la figura di Putin é temuta al di fuori della Russia, i suoi nemici si trovano soprattutto all’interno della Federazione. Gli antagonisti potenziali secondo Gabellini possono essere gli Oligarchi russi che potrebbero aver avuto l’interesse ad avvelenare Navalny per evitare che potesse essere ancora una volta Putin a governare il Paese. Sino agli anni ’90 la gestione del potere in Russia era in mano agli Oligarchi che cercarono di manipolare l’allora Presidente Boris Eltsin, servendosi del Patrimonio industriale e minerario dell’ex Unione Sovietica. “Quando salì al potere Putin, minacciò gli Oligarchi che se avessero infierito negli affari politici della Russia, ne avrebbero pagato le conseguenze” dice Gabellini “dal 2014 al 2022 gli Oligarchi persero gran parte dei loro patrimoni economici, per via delle sanzioni e la riconfigurazione della struttura economica russa: é per questo motivo che alcuni di loro possano aver cercato di tirare uno sgambetto a Putin per eliminarlo dalla scena politica“.

Tra l’altro bisogna considerare che gran parte delle morti di Giornalisti o esponenti politici importanti che sono avvenute nel Paese, sono sempre state ricondotte al capo del Cremlino: ma in Russia vige da sempre una forte presenza della malavita organizzata.

Io penso che Navalny non sia finito dentro in quanto oppositore di Putin e che gli oppositori in Russia siano stati altri: Zjuganov, Žirinovskij” dice Gabellini “Chi era Navalny? Una minaccia di altro genere. Navalny si era formato a Yale e aveva beneficiato dei sussidi di alcune società riconducibili alla National Endowment for Democracy: una fucina delle rivoluzioni entro lo spazio ex sovietico” continua Gabellini “questo tipo di formazione serviva a far leva sugli strati più giovani della popolazione, per cercare di seminare caos e fratturare la società“.

“Io credo che Putin, che si è formato all’interno dei Servizi Segreti russi e ha un particolare approccio nelle questioni securitarie, abbia inteso questo approccio che Navalny portava avanti, come una minaccia di lungo periodo alla Russia”.

Putin é infatti impegnato dall’inizio del suo mandato, in un processo di ricostruzione della dimensione imperiale della Russia. “Nella sua ottica, la Russia può tornare a prosperare ricostruendo un senso di comunità profonda e la base elettorale di Putin include persone dai 50 ai 60 anni, quindi persone che si ricordano cosa sono stati gli anni ’90 e che sanno che la Russia rischiava di fallire e devono all’avvento di Putin il fatto che il Paese sia tornato ad essere importante e rispettato“.