Due anni di guerra e della disfatta russa ancora non v’è traccia: ora però sappiamo chi mentiva

Sono ormai passati due anni da quando ebbe inizio l’orrenda guerra in Ucraina. Ci avevano garantito da subito che detta guerra si sarebbe risolta rapidamente e che la Russia avrebbe capitolato nel volgere di poche settimane.

Ricordate ad esempio le improvvide affermazioni di Enrico Letta? Egli disse che la Russia si sarebbe trovata al collasso per via delle sanzioni e avrebbe capitolato. Si trattava di una clamorosa fake news. Non solo la Russia di Putin non è crollata, ma sembra oggi più forte di prima.

Mentre l’Unione Europea, con i suoi pacchetti di ridicole sanzioni – per inciso siamo al tredicesimo pacchetto – pare ogni giorno di più colare a picco. Come non mi stanco di ripetere da tempo, peraltro, si tratta del primo caso di sanzioni che danneggiano il sanzionante e non il sanzionato. E di più che il sanzionante è costretto a fare, semplicemente dacché deve obbedire al padrone a stelle e strisce che occupa con basi militari da 70 anni il suo territorio.

La guerra in effetti non accenna affatto a finire e soprattutto la Russia non accenna affatto a capitolare. Dietro la Russia, non dimentichiamolo, vi è anche il colosso cinese, che sa bene dell’importanza della resistenza all’imperialismo di Washington, soprattutto sa bene che dopo la Russia sarà il suo turno e quindi le conviene adeguatamente supportare la Russia fino alla fine. Sulle cause stesse della guerra d’Ucraina pare esserci poca chiarezza, giacché i più, manipolati dalla propaganda che non dorme mai, ignorano che la causa primissima di questa orrenda guerra coincide con l’espansionismo imperialistico di Washington, quale si è venuto delineando dagli anni ’90.

Espansionismo che, nella violazione di tutti gli accordi presi a suo tempo, ha condotto la civiltà dell’hamburger a rioccupare un poco alla volta gli spazi che un tempo furono di pertinenza dell’Unione Sovietica. Di fatto la Russia è stata accerchiata da Washington con un obiettivo di adamantina chiarezza, fare scaccomatto a Mosca e trasformarla il prima possibile in una colonia della talassocrazia a stelle e strisce. Sembrava in effetti che, prima con Gorbaciov e poi con Eltsin, il progetto dovesse attuarsi anche in tempi piuttosto rapidi.

Fintanto che non arrivò Putin, l’imponderabile della storia, che decisamente cambiò rotta, iniziando a resistere a più non posso all’imperialismo della civiltà del hamburger. Per la propaganda liberale atlantista la colpa della guerra, lo sappiamo, è univocamente della Russia, che in una caricaturale metafisica destoricizzata viene fatta coincidere con il male assoluto, laddove l’Occidente a trazione atlantista coincide, per così dire, con il bene. Nel frattempo, tra l’altro, il fronte bellico si è espanso con l’esplosione della questione palestinese dove, peraltro, si sono riproposti invariati gli stessi schieramenti.

L’Occidente a trazione atlantista dalla parte dell’imperialismo d’Israele. La Russia e la Cina dalla parte delle sacrosante ragioni dei palestinesi. Come non mi stanco di ripetere ad abundantiam, abbiamo più che mai bisogno di una Russia e di una Cina forti e indipendenti, militarmente e geopoliticamente in grado di resistere all’imperialismo neobarbarico della civiltà del dollaro.

Questa è la funzione fondamentale, sul piano geopolitico, della Russia e della Cina. Il conflitto d’Ucraina, lo ricordiamo, è stato causato dall’imperialismo di Washington, rispetto cui la Russia ha agito solo come extrema ratio, per non essere del tutto accerchiata da Washington e dal suo colonialismo 2.0.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro