1982: in Italia oltre tre milioni di aziende agricole erano in attività. Quarant’anni dopo siamo di poco sopra il milione di aziende, poco più di un terzo per gli stessi appezzamenti da utilizzare. E le cose sembrano destinate a continuare di questo passo, se non ad aggravarsi.
Le politiche green e il green deal che tuttora si fa sentire nelle tasche degli agricoltori sono nel mirino di questi ultimi. Messi fuori competizione e con al collo le importazioni da altri paesi – con regole diverse – gli agricoltori hanno dato il via a una vera e propria protesta continentale: sono diversi i paesi dell’Eurozona al centro delle proteste in questi giorni.
Da ieri sera tutta la zona del Parlamento Europeo è interessata dalla levata di scudi: roghi in strada fatti di paglia e letame sono diventati virgole frequenti nella punteggiatura stradale del capoluogo belga. Anche se, come ricorda Antonio Maria Rinaldi, “la maggior parte delle responsabilità non le ha il parlamento ma la Commissione”.
“Fossi un agricoltore sarei anch’io in questa piazza a manifestare”, dice l’eurodeputato della Lega. Ma l’interrogativo è se tutto questo porterà a un cambiamento: “Mi auguro di sì, almeno sapremo cosa mangiamo, a differenza di quando beni alimentari vengono importati dall’estero”.
“Probabilmente le istituzioni europee“, continua Rinaldi, “si muoveranno, visto che a giugno ci sono le elezioni. Lì si potrà davvero sconvolgere l’assetto europeo che finora ha governato“.
Il collegamento da Stefano Molinari | Lavori in Corso 1 Febbraio
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