Stellantis, Meloni: “Non fa interessi italiani” ▷ Ma a rischio privatizzazione Eni, Poste e Ferrovie

In occasione dell’anniversario della morte di Gianni Agnelli storico fondatore del Gruppo Fiat, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha colto l’occasione per fare un breve intervento alla Camera. L’intervento della Premier si è focalizzato sul gruppo Stellantis, nato dalla fusione tra i gruppi Fiat Chrysler Automobiles e PSA. L’azienda ha deciso di spostare i suoi investimenti in Marocco, spostando sede fiscale e legale fuori dal territorio italiano. La Meloni ha criticato aspramente questa decisione affermando che “Il gruppo automobilistico Fiat, i marchi italiani collegati, rappresentano una parte molto importante della storia industriale nazionale: è un patrimonio economico che merita la massima attenzione”  ha poi accusato l’azienda di non “fare gli interessi italiani”.

“Intanto Repubblica e La Stampa accusano la Meloni di voler privatizzare commenta Francesco Borgonovo. In effetti il governo starebbe valutando l’ipotesi di privatizzare alcune tra le più importanti aziende italiane: Eni, Poste e Ferrovie. “Ieri Mollicone di Fratelli d’Italia diceva di non voler privatizzare tutto ma solo il 13 % di poste e che la situazione economica lo imponeva” continua “penso sia un danno, cosa ne pensi da economista?” chiede Borgonovo all’economista Gabriele Guzzi.

“Io sono certo che la Meloni sappia benissimo che non ha alcun senso privatizzare ma deve fare finta per rimanere dov’è, di credere all’idea che per ridurre il debito pubblico bisogna vendere una parte di Eni o Ferrovie” risponde ai microfoni di Radio Radio Guzzi, ospite alla trasmissione Punto e Accapo. “Vendere 3 miliardi di azioni di Eni ad oggi liquidi, non hanno lo stesso valore di 3 miliardi di azioni Eni, perchè crescono e danno dei dividendi alti, oltre che essere uno strumento di politica energetica industriale” dice Guzzi “avere 3 miliardi che è pari a niente nel bilancio pubblico e vendere il gioiello di famiglia, significa essere in banca rotta: ma noi non siamo in banca rotta”. L’Italia vendette anche Telecom e Autostrade prima degli anni duemila e come afferma Guzzi “peggiorò l’industria italiana e pensavo che dopo gli anni ’90 non se ne volesse parlare più”.

“Ma quali aziende andranno veramente a vendere?” chiede Borgonovo a Guzzi. “Noi prevediamo 20 miliardi di privatizzazioni in due anni, e quindi l’1 % del PIL italiano, perciò si pensa che l’idea del Governo sia quella di vendere industrie importanti”.