L’altra faccia del Superbonus: lo strano Babbo Natale che ha elargito doni a tutti, banche comprese

Il super bonus 110% dedicato alle ristrutturazioni edilizie in Italia ha rappresentato un affare significativo per privati, imprese ed economia nel suo complesso. Tuttavia, questa agevolazione fiscale si è trasformata in un proficuo affare anche per le banche italiane, che hanno registrato un aumento medio del 10% nel margine di interesse grazie al business dei crediti d’imposta legati ai bonus edilizi. L’analisi dei bilanci delle principali banche italiane rivela infatti un notevole aumento degli stock dei cosiddetti crediti d’imposta, che sono triplicati da 8 miliardi a dicembre del 2021 a 26 miliardi a dicembre 2022.

Le banche acquistano questi crediti anticipando i costi delle ristrutturazioni e ottenendo delle commissioni, cioè dei margini di guadagno, in cambio. Tuttavia, mentre il guadagno è evidente, vi è un rischio connesso alle possibili truffe. Secondo l’Agenzia delle Entrate, tra il 2020 e il marzo 2023, sarebbero stati segnalati crediti di imposta irregolari per un totale di 9 miliardi, con circa 3,6 miliardi oggetto di sequestro.

Insomma, il superbonus ha portato vantaggi anche alle istituzioni bancarie, riflettendo una dinamica già nota per chi è al corrente dei prezzi ai quali le banche hanno acquisito questi crediti fiscali. Si potrebbe insomma paragonare questa situazione paradossale a una sorta di fiera di paese in cui un certo babbo natale ha elargito dei doni a tutti. Tuttavia sorge una domanda cruciale.

Con quali rendimenti e soprattutto a discapito di quali alternative che avrebbero potuto essere più benefiche per il nostro Paese? Vedete, quando si fanno valutazioni di investimenti, di politiche pubbliche, bisogna guardare il rendimento e anche il rischio e soprattutto bisogna guardare anche gli investimenti alternativi. Quindi il punto è che non solo le normative hanno alterato i mercati, creando aspettative, ma anche poi alle volte distruggendole, creando vantaggi, ma anche distruggendoli in capo ai soggetti privati, alle imprese e poi alle famiglie.

E tutto questo perché non si capisce che il vero problema è smantellare quell’economia capitalistica predatoria nella quale viviamo, e tornare ad un’economia umanistica nelle quali siano le famiglie, le imprese, attraverso il voto democratico, a dettare le regole. Buona economia umanistica.

Malvezzi quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi