L’omicidio di Giulia Cecchettin ha riempito l’agenda di tutti i media, con trasmissioni di approfondimento che hanno portato statistiche, pareri di esperti, interviste ai cittadini. Molti hanno identificato nel patriarcato un problema strutturale della nostra società, capace di condizionare gli individui, favorendo un generale clima di violenza. Insomma, secondo una certa linea di pensiero, i femminicidi sono concausati dalla cultura italiana. I dati ufficiali sul numero di omicidi volontari commessi da familiari o ex partner, ogni 100.000 donne, nei paesi della Unione Europea (dati Eurostat e Edjnet) sembrano dire altro.
Fabio Duranti mostra a “Un Giorno speciale” la tabella pubblicata dalla fondazione Openpolis per far notare una contraddizione in termini: “Nel grafico si vede come siamo in fondo alle statistiche Europee, l’Italia sta in fondo. Ma se andiamo ad un’altra pagina dello stesso giornale, troviamo un articolo che ci dice il contrario. Cioè questo giornale dice, nonostante abbia pubblicato quel grafico, che la situazione qui in Italia è drammatica a causa di una cultura patriarcale radicata. Ma come? Noi siamo un popolo virtuoso da questo punto di vista. Ovvio che la violenza zero non potremmo mai neanche immaginarla, ma rispetto agli altri grandi Paesi progressisti europei noi siamo migliori.
Siamo meno omicidi, siamo meno femminicidi di tutti gli altri. Porca miseria, l’avete scritto voi. Sono dati pubblici, Eurostat, L’avete scritto e poi scrivete invece che qua c’è da lavorarci. Nonostante l’Italia registri un numero di femminicidi minore rispetto ad altri Paesi, soprattutto nord europei. Ma mi state prendendo in giro? Ci sono tantissime di queste organizzazioni pagate dalla Comunità Europea che lavorano, che generano questi articoli, non sarà tutta una storia legata al denaro? Per farci credere così cattivi, per farci sentire sempre in colpa di qualcosa. Tutte queste scemenze che ci fanno sentire in colpa fanno parte di una strategia per dominarci, per continuare a colonizzarci sempre di più”.