Landini inneggia alla ribellione, ma dimentica i lavoratori sospesi che rifiutarono il green pass

Una grande manifestazione quella della CGL a Roma sabato scorso in piazza, con oltre alla CGL 100 associazioni che hanno manifestato in nome di una cosa di per sé giusta, il lavoro, la Costituzione, la difesa della pace e della democrazia. Tutti temi che non possono che trovare condivisione massima e dunque accordo. In questa manifestazione ha preso anche la parola Landini, rappresentante della CGL, il più grande sindacato italiano, il quale Landini così ha detto: “ribellarsi per cambiare il paese, difendere e attuare la carta, partendo dal lavoro e passando per pace, salute, democrazia, ambiente, salari, istruzioni, fino ad arrivare ai diritti“, spiega Il Fatto Quotidiano in un puntuale articolo con il quale ricostruisce la manifestazione nei suoi temi e nei suoi problemi e altresì prende in esame l’intervento di Landini. Ordunque, dell’intervento di Landini colpisce soprattutto questa esortazione alla ribellione, davvero curiosa se si considera che proviene da Landini, il quale propriamente negli ultimi tempi non si è certo distinto per spirito di ribellione e di protesta contro il sistema sempre più asimmetrico del neoliberismo imperante. A questo riguardo vorremmo, senza volontà di polemica, domandare placidamente a Landini dove era quando i lavoratori venivano sospesi perché privi dell’infame tessera verde, della discriminazione, del controllo biopolitico totale e totalitario.

Dove era Landini quando chi rifiutava l’infame tessera verde si vedeva privato dei suoi diritti fondamentali, tra i quali il diritto al lavoro? Non ci pare, salvo errore nella memoria, di ricordare grandi ribellioni indette da Landini, grandi prese di posizione a sostegno dei lavoratori. Se la memoria non ci inganna, anzi, Landini era in prima fila nel sostenere le ragioni dell’ordine tecno-sanitario, o più precisamente di quello che definimmo il leviatano tecno-sanitario. Ed è davvero curioso che adesso Landini impartisca, o pretenda di impartire, lezioni di ribellione.
Lui che, quando c’era realmente più che mai da ribellarsi, non solo non incitò a farlo, ma anzi sostenne di fatto le ragioni della parte di coloro i quali difendevano lo status quo e quindi negavano ogni ribellione. Ebbene, la posizione è particolarmente curiosa e non possiamo non rievocare allora una scena, giustamente divenuta celebre, immortalata in una fotografia che tutti senz’altro ricorderete, la fotografia che mostra l’euroinomane di Bruxelles, Mario Draghi, mentre pone la propria mano sulla spalla di Landini, conciò segnalando un rapporto del tutto asimmetrico come ben dimostrato dalla iconografia della mano posata sulla spalla che allude a un rapporto diremmo eghelianamente di signoria e servitù dove uno comanda e l’altro ubbidisce. Ebbene non ci stupisce allora o meglio ci stupisce ma fino a un certo punto che Landini evochi la ribellione proprio quando mai l’ha sostenuta nei momenti più importanti.

A questo riguardo I temi fondamentali della democrazia, dell’opposizione alla guerra, del salario minimo non possono certo essere disgiunti da un altro tema fondamentale, anzi dalla matrice di molti altri temi, quello del diritto al lavoro che negli anni duri dell’emergenza pandemica, lo ricordiamo, fu oscenamente sospeso nel silenzio generale e anzi troppo spesso nell’approvazione da parte delle forze sindacali.

Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro