Ucraina, i tre titoli mainstream che fanno invidia a Orwell: c’è anche l’ammissione sulle sanzioni

Sul fronte della propaganda bellica e imperialistica della NATO, quella che viene propugnata urbi et orbi dall’Occidente ridotto a semplice espressione geografica dell’imperialismo statunitense, ogni giorno che passa la situazione appare più tragica e meno seria.
Addirittura Orwell sembra a tutti gli effetti un dilettante rispetto a una realtà che è divenuta più orwelliana dello stesso Orwell.
Considerate anche solo queste tre notizie che commenterò celermente che credo ci restituiscano molto limpidamente il quadro di ciò che poc’anzi stavo dicendo.

Il primo titolo è tratto da La Stampa, il quotidiano sabaudo par excellence, ed è un articolo dell’11 agosto 2023, che così titola: “Le sanzioni non piegano la Russia, l’Occidente perde un’altra battaglia“. Ebbene, alla fine lo ammettono anche loro, i padroni del discorso, che le sanzioni che l’Europa ha fatto alla Russia non soltanto non l’hanno piegata, ma finiscono per portare l’Occidente alla sconfitta. A voler essere più rigorosi dovremmo asserire che le sanzioni non solo non piegano la Russia, ma piegano l’Europa stessa che continua a farle, essendo queste sanzioni il primo caso nella storia umana di sanzioni che vanno a documento non già del sanzionato, bensì del sanzionante, che non di meno deve continuare a farle da che glielo impone Washington, proprio perché questa vuole colpire l’Europa separandola dalla Russia e dalla Cina e rendendola sempre più succube della civiltà tallassocratica dell’hamburger.

Il secondo titolo si trova su un altro dei quotidiani più venduti, il Corriere della Sera, in data 18 agosto 2023 e così recita: “Tecnologica e agile, ecco la nuova Azov. Le idee di ultradestra? Ricordo del passato”.
Ebbene, come evidente, basta lavorare per l’imperialismo missilistico della NATO per essere completamente riabilitati.

E così dei guerriglieri espressamente nazisti, per fede e per simboli ostentati, quali sono quelli del battaglione Azov, vengono improvvisamente riabilitati e trasformati in un battaglione tecnologico, smart e agile, completamente funzionale all’imperialismo statunitense. Pensate al paradosso.
L’ideologia dell’antifascismo permanente tace al cospetto di fascisti reali come quelli del battaglione Azov, che vengono riabilitati, laddove invece la Russia è tacciata di essere nazista dall’imperialismo occidentale quando in realtà sappiamo che dobbiamo proprio all’Unione Sovietica la liberazione dell’Europa dal nazismo. Quel nazismo che oggi, se sopravvive, è funzionale, come appare evidente, all’imperialismo stesso della NATO. Il battaglione Azov docet.

Il terzo titolo che voglio celermente commentare è tratto da La Stampa di Torino, ancora una volta, ed è un titolo che in qualche modo procede sinergicamente con il precedente. “Azov, il ritorno degli eroi“.
Proprio così.

Kiev schiera la brigata dell’acciaieria ma gli F-18 non ci sono. La NATO tentata dalla pace“.
Ebbene, per il rotocalco sabaudo quello degli Azov è “il ritorno degli eroi”. In verità, a voler essere precisi, quando pensiamo al battaglione Azov vengono immediatamente in mente altre qualifiche. Non per La Stampa di Torino.
La prima qualifica che passa per la testa di chi ha scritto l’articolo è quella di “eroi” applicata al battaglione Azov.
Credo davvero che ogni commento ulteriore sia superfluo da che l’ordine narrativo della macchina della propaganda si commenta da sé, naturalmente per chi abbia ancora il logos per comprendere e decriptare i meccanismi del potere.

Radio Attività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro