De Angelis, il caso e l’ultimo cortocircuito della censura ▷ Duranti: “I sinistri vogliono questo”

Esplode il caso che scombussola la politica italiana, almeno per quel che riguarda la parte esclusivamente mediatica.
Marcello De Angelis, giornalista e responsabile della comunicazione della Regione Lazio, ha scatenato lo scalpore per alcune sue dichiarazioni in merito alla tragica strage di Bologna avvenuta il 2 agosto 1980. Di quell’evento De Angelis ne nega alcune responsabilità in un post su Facebook. Fioravanti, Mambro e Ciavardini, non sarebbero mai stati complici, come risultò invece alla giustizia.
Mi limito a dire che chi, ogni anno e con toni da crociata, grida al sacrilegio se qualcuno chiede approfondimenti sulla questione ha sicuramente qualcosa da nascondere“, si legge nel post di De Angelis.
Una risposta forse alle parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che nell’anniversario della strage ne ha ricordato la matrice neofascista.

Le reazioni sono pressoché elargite all’unanimità. Nonostante un successivo post di scuse dello stesso De Angelis, dove specifica che “l’unica mia certezza è il dubbio“, ora la richiesta generale è quella delle dimissioni.
Le dichiarazioni sulla strage di Bologna di De Angelis – dice il presidente Anpi provinciale di Roma Fabrizio De Sanctis – confermano che bene avevamo fatto nel chiedere la revoca della nomina a chi è incompatibile con i valori della Repubblica democratica e antifascista della Costituzione
Il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca però non asseconda le critiche: De Angelis resterà capo della comunicazione della Regione.

La nota in merito di Fratelli d’Italia la riporta AdnKronos: “Chiedere il licenziamento di un giornalista che manifesta la propria opinione, del tutto personale, su una qualunque vicenda è prova che la cultura sovietica e comunista della censura alberga ancora nelle menti di molti esponenti del Pd. A nulla vale dire che Marcello De Angelis lavora per un ente pubblico. E’ un lavoratore e non un rappresentante del popolo; e un lavoratore mai può rischiare il licenziamento per le sue idee per quanto possano non essere gradite“.
Il commento di Fabio Duranti in diretta a Un Giorno Speciale.