Ucraina e Nato, il clamoroso dietrofront USA sull’ingresso che ha fatto infuriare Zelensky

A Vilnius va in scena il solito patetico teatro: il teatro dell’assurdo con il quale l’Occidente a guida atlantista si finge, more solito, la parte buona, vale a dire il lato giusto della storia, quello che per definizione può giudicare dall’alto tutti gli altri e al tempo stesso innalzare se stesso sempre più a guida spirituale dell’umanità verso la pace, auto attribuendosi la special mission di educatore dell’umanità tutta e di tutore delle magnifiche sorti e progressive del mondo.
Anche il governo italiano, va detto, era presente a recitare squallidamente la sua ormai usuale parte di passacarte dell’ordine imperialistico a stelle e strisce. Il governo della destra bluette neoliberale di Giorgia Meloni, infatti, e se semmai è possibile, ancor più atlantista e filo imperialista del precedente governo della sinistra fucsia neoliberale capitanato dal dall’euroinomane delle brume di Bruxelles, Mario Draghi.

In verità, sulla questione dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato non si è prodotta la decisione che in molti si aspettavano, vale a dire l’immediata ratifica dell’ingresso di Kiev nel patto imperialistico guidato da Washington con il suo imperialismo etico, con i suoi bombardamenti umanitari, con i suoi missili democratici e con i suoi embarghi terapeutici.
Si è invece ribadito sostanzialmente quanto già era stato detto nei giorni scorsi da Joe Biden, il vegliardo e arcobalenico presidente della civiltà del dollaro, il quale aveva detto, e ora a Vilnius viene ribadito, che Kiev potrà entrare nella Nato solo allorché la guerra con la Russia sarà terminata. Dunque, non nell’immediato.
Un’affermazione che ha fatto andare su tutte le furie il guitto Zelensky, attore Nato con la N maiuscola, prodotto in vitro di Washington, se non di Hollywood.

E ciò è del tutto comprensibile se si considera lo zelo con cui il guitto Zelensky si adopera da tempo non certo per tutelare il suo popolo e la sua patria, ma al contrario, per sacrificarli senza dignità sul sull’altare dell’imperialismo a stelle e strisce.
D’altro canto, l’affermazione di Biden prima e poi dell’incontro di Vilnius dopo, secondo cui l’Ucraina potrà entrare nella Nato solo a conflitto terminato, è davvero di grande rilievo se si considera che viene ora apertamente ribadito che tra gli obiettivi della NATO vi è l’ingresso dell’Ucraina nelle proprie fila.
Ciò che già sapevamo e che anzi, a ben vedere, costituisce la ragione ultima di questa guerra. Sì, proprio così.
La ragione di questa guerra non è l’aggressione del malefico Putin a detrimento dell’Ucraina nel febbraio 2022.

Il vero motivo di questa guerra, l’abbiamo sottolineato molteplici volte, è l’imperialismo di Washington, quello che già negli anni 90, venuta meno l’Unione Sovietica, ha preso ad aggredire gli spazi post sovietici, con il malcelato obiettivo di fagocitare un poco alla volta la Russia tutta. Ciò che sembrava pure stesse con successo accadendo fin tanto che non arrivò Putin e diede una svolta al corso degli accadimenti, iniziando a opporre resistenza all’imperialismo di Washington che fino a quel momento aveva trovato il pieno benestare di figure degne della commedia più che della politica, come Gorbaciov che faceva senza dignità la pubblicità per la Pizza Hut, o come Yeltsin che rotolava ubriaco di vodka sotto i tavoli. Ecco, con Putin le cose sono cambiate proprio lì, data l’inimicizia radicale tra la Nato e la Russia, tra l’imperialismo americano e Putin.