Si procede speditamente verso l’approvazione della legge che prevede la classificazione della maternità surrogata come reato universale. Una buona notizia dacché si acquista coscienza di cosa realmente sia la maternità surrogata al di la del vitreo teatro ideologico che cerca di presentarla in ogni modo come un diritto, un’opportunità, una sfida del progresso. In maniera diametralmente opposta contrariamente a quello che va ripetendo il logo dominante, l’ordine discorsivo egemonico, la maternità surrogata è il primo passaggio per sdoganare l’oscena pratica dell’utero in affitto, pratica da intendersi come vertice supremo della mercificazione capitalistica e starei per dire anche della mortificazione capitalistica del mondo della vita.
Ancora una volta ci troviamo al cospetto di scene di ordinaria alienazione, scene mediante le quali si vorrebbe trasformare in diritto universale un volgare capriccio di consumo per ceti abbienti, i quali pretendono di avere tanta libertà quanta sono in grado di comprarne con il loro danaro.
Questa volta, però, pare vi sia una battuta d’arresto per la mortifera marcia dell’arcobaleno.
L’arcobaleno non è semplicemente il simbolo delle ingloriose sinistre neoliberali che hanno tradito il nobile simbolo della falce e del martello, del lavoro di Gramsci e di Marx per consegnarsi al ridicolo simbolo dell’arcobaleno che non rappresenta più il lavoro, ma solo i capricci di consumo individualistici dei ceti abbienti. L’arcobaleno è altresì il paravento policromo che nasconde la grigia essenza della civiltà cosmomercatista.
L’utero in affitto, di cui la maternità surrogata e conditio sine qua non di attuazione, rappresenta l’apice della reificazione, giacché trasforma il nascituro in merce ondemand, muta la donna in magazzino aziendale disponibile per i processi di produzione della vita capitalisticamente amministrata e si tratta dell’apice del classismo, secondo il classico inganno della libertà liberale che recita così: “Nessuno, donna, ti costringerà ad affittare il tuo utero e tuttavia sarai coartata a farlo per via della condizione economica in cui ti trovi“.
Il fatto che venga ora dichiarata reato universale la maternità surrogata, è una piccola conquista da non trascurare e per la quale dobbiamo gioire, è la prova del fatto che il capitalismo si prende quello che gli lasciamo prendere e viceversa si ferma ove incontri resistenza da parte della società civile. Il fabula docet è che più che mai dobbiamo organizzare l’opposizione rispetto al capitale per difendere il mondo della vita dalle aggressioni costanti che il capitale sferra contro di essa, per difendere quella dignità umana che non ha prezzo ma solo dignità.
Radio Attività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro