Visco svela la ricetta economica della Banca d’Italia: salario minimo, taglio del debito e Mes

Una recente dichiarazione del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha sottolineato l’importanza del salario minimo come strumento di giustizia sociale e ha invitato il governo a completare l’Unione bancaria, aprire alle modifiche del PNRR e sostenere, guarda caso, il MES. Visco ha riconosciuto gli sforzi compiuti dall’Italia per superare la pandemia, lo shock energetico e ha sottolineato la necessità di andare avanti con il PNRR senza perdere tempo e continuare a ridurre il debito pubblico. Insomma, è stato un discorso da politico e non da governatore super partes. Questo il mio giudizio, ma anche quello di molti altri commentatori. Oltre ad aver invitato il governo a valutare l’introduzione del salario minimo per rispondere ad esigenze di giustizia sociale, Visco ha anche invocato l’introduzione di una capacità di bilancio sovranazionale, quindi un’ulteriore perdita di sovranità. Taglio del debito pubblico che vuol dire taglio della spesa e impoverimento delle famiglie italiane.

Lo voglio dire a chiare lettere: questo è il pensiero del Governatore della Banca d’Italia. Conseguentemente, secondo il parere di Visco, l’introduzione di una capacità di bilancio sovranazionale servirebbe a gestire in modo più efficiente gli shock che colpiscono i singoli Paesi e la crisi energetica. Richiamando infine nella sua retorica l’importanza del MES, guarda caso, anche qui una spinta per approvare questo strumento capestro e l’Unione bancaria. Ora saranno almeno trent’anni 30 anni che io sento ripetere questa manfrina. E sono trent’anni che sappiamo bene che a fronte di presunti aumenti di produttività: Taglio di spesa pubblica, distruzione dello stato sociale. I salari reali dei lavoratori sono in calo. Quindi basta retoriche, basta menzogne del pensiero unico neoliberista. Siamo veramente stanchi. Questo si chiama trasferimento di ricchezza con quote sempre maggiori del prodotto nazionale a remunerare il capitale delle banche, il costo del capitale, a discapito del lavoratore. E questo che sto facendo non è il discorso di un marxista, è il discorso di una persona che avendo davanti a sé le aziende tutti i giorni e non le grandi banche, si rende conto del disastro e dello sfacelo che opinioni come la sua hanno portato nell’arco degli ultimi trent’anni in Italia.

Malvezzi Quotidiani