Trump in stato di arresto, un uso politico della giustizia che in Italia conosciamo bene

Continua naturalmente a far discutere la vicenda recentissima di Donald Trump messo agli arresti. Trump è stato arrestato con una sorta di immediata spettacolarizzazione, com’era evidente dovesse accadere, della vicenda. Le immagini hanno fatto in modo celerrimo il giro del mondo e non possono non sollevare alcuni interrogativi ineludibili e fondamentali. Anzitutto, è stato sottolineato il fatto che si tratta della prima volta che un ex Presidente degli Stati Uniti d’America viene messo in stato d’arresto. La prima domanda allora che vogliamo porre e che ovviamente non può davvero essere elusa è la seguente: si può immaginare realmente vi sia stato un uso politico della giustizia? Con questa mossa non si rischia forse di mettere fuori gioco, come usa dire, il principale concorrente rispetto alla politica attualmente dominante in America?

È una domanda banale, mi rendo conto, ma non possiamo davvero evitarla, perché davvero non si può escludere a priori vi sia stato un uso politico della giustizia. Del resto, noi in Italia ne abbiamo memoria, dato che un uso politico della giustizia venne fatto nel ’92 con mani pulite, un vero e proprio colpo di Stato che delegittima e andò ad abbattere una prima repubblica corrotta finché si vuole, ma comunque di ostacolo rispetto alla liberalizzazione e alla privatizzazione integrale, che in quel momento era richiesta ancora. Gli italiani ricordano bene l’uso politico della giustizia che è stato fatto con Silvio Berlusconi. Qualunque cosa noi pensiamo di Silvio Berlusconi, che è stato anche ricoverato e gli auguriamo pronta guarigione, è evidente che vi sia stato nei suoi confronti un uso politico della giustizia. Ora, cosa ci vieta di pensare che qualcosa di analogo non stia accadendo anche oltre oceano a nocumento di Donald Trump?

La questione che voglio sollevare non sarà sfuggito come Donald Trump stesso si sia quasi messo in mostra come se si trattasse di un set cinematografico di tipo Hollywoodiano, non è certo da escludere allora che Trump stia provando in ogni guisa a volgere a proprio favore questa situazione, che in partenza è indubbiamente a lui sfavorevole. In sostanza la strategia potrebbe essere la seguente: mostrarsi al proprio pubblico come la vittima prediletta del Deep State americano, per poi capitalizzare in termini di consensi, e ciò anche per avvalorare la propria narrativa, secondo cui vi sarebbe una vera e propria congiura contro la Reale Opposizione Dominante, ossia contro la vera possibilità di mutare l’ordine delle cose in Terra Americana.

Dico subito che chi vi sta parlando non è un sostenitore di Trump come dissi a suo tempo e come riconfermo ora, peggio di Donald Trump, potrebbero esserci solo la Clinton o Joe Biden. E infatti Trump è pur sempre parte di quel di quell’ordine dominante chiaramente imperialistico che ben conosciamo. Anche se va detto, Trump ha sicuramente contenuto l’impeto imperialistico, che invece è dilagato non appena si è insediato l’arcobaleno Joe Biden. Una cosa è certa, Trump non piace all’ordine dominante finanziario dacché rappresenta ancora il vecchio ordine capitalistico borghese. Quello non finanziario, quello non apertamente coincidente con Joe Biden. Questo è il motivo dell’astio nei suoi confronti e forse anche chi sa della persecuzione che sta subendo. È tutta una partita che si gioca all’interno del gruppo dominante del capitale. Quindi vedere in Tram la speranza di Salvezza è ingenuo oltre che miope.