A seguito del recente stato di “under arrest” assegnato all’ex Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è lecito farsi alcune domande su quello che saranno le prossime elezioni: quelle del 2024. Ricordiamo infatti che tra i requisiti per candidarsi alla Casa Bianca non compare quello di fedina penale pulita. L’ora incriminato Trump potrà quindi concorrere comunque senza problemi per quello che sarebbe, in caso di vittoria, il secondo mandato da Presidente. In casa Dem invece il candidato non sembra essere sicuro.
Biden? Forse sì, forse no. Tra gli altri nomi compaiono probabilmente l’attuale vicepresidente USA Kamala Harris ed il governatore della California Gavin Newsom.
Quest’ultimo in particolare viene evidenziato dal giornalista Stefano Graziosi, intervistato in diretta da Francesco Borgonovo, vicedirettore de La Verità.
“Trump potrebbe essere o non essere il candidato. Dipende da chi sarà il candidato democratico.
Con la Harris, Trump vincerebbe di sicuro: è stata un fallimento conclamato, non lo dico io ma qui parlano i fatti.
Penso al governatore della California, Newsom. Ecco in quel caso, se fossi un repubblicano punterei su De Santis, perché è un altro governatore, è più giovane e così via. Però se dovesse andare invece Biden o la Harris, ma, ripeto, tenderei ad escluderla perché nel partito democratico non è più molto amata, Trump avrebbe quantomeno delle possibilità“.
“Lui non è in grande spolvero – precisa il giornalista de La Verità – è un po’ in difficoltà.
Però quelli che lo danno come sicuro perdente perché dicono sia un candidato troppo divisivo, devono ricordarsi che anche Obama era percepito come un candidato divisivo dai repubblicani. E lo stesso Biden, sotto molti aspetti, è un candidato divisivo, perché oggi nella politica americana c’è, lo sappiamo bene, una fortissima polarizzazione“.
Il punto sulla guerra in Ucraina
“Il vero tema dell’amministrazione Biden – svela Graziosi – è un tema che va al di là della crisi ucraina in sé: è una crisi della deterrenza, cioè lui non è stato in grado di esercitare adeguatamente la deterrenza soprattutto dopo quello che è successo in Afghanistan nell’agosto del 2021.
Quando intervistai Mike Pompeo – Ex Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America sotto l’amministrazione Trump – gli chiesi questa cosa.
Dissi: ‘Mi spiega per quale motivo secondo lei Putin ha operato in questo modo con l’Ucraina, cioè prima del 2014, quando c’era Obama, poi con Biden nel 2022? Invece perché nei quattro anni di Trump, oggettivamente, non è successo niente?’
E lui mi ha detto: ‘Non è Putin ad essere cambiato. Quelli che sono i suoi obiettivi strategici sono noti da sempre.
Quella che è cambiata è la percezione del rischio che Putin aveva nell’operare, nell’agire.
Si è sentito più sicuro contro l’Ucraina nel momento in cui alla Casa Bianca c’era un presidente debole e risoluto come Joe Biden’.
Se un repubblicano arriverà alla Casa Bianca, per provare a ristabilire e a lanciare un qualche tipo di soluzione diplomatica dovrà prima ristabilire la deterrenza e da lì poi dovrà partire.
Invece Biden tutto questo non lo sta facendo.
Infatti la Cina gli sta sfilando l’iniziativa diplomatica, e questo è un dramma perché poi quando la Cina si intesta, sincera o non sincera che sia, quest’intesa diplomatica, poi i paesi del Medio Oriente, dell’Africa, dell’America Latina inizieranno a guardare, e già ci guardano, alla Cina come referente geopolitico e non più agli Stati Uniti.
Infatti da quando Biden è alla Casa Bianca, Washington ha perso influenza sul Medio Oriente e sull’America Latina“.