Inchiesta Covid, Contri e quel silenzio assordante dei magistrati ▷ “Sono abbastanza perplesso”

“Cosa pensate che accadrà?” chiede Fabio Duranti in merito alla questione Covid.
L’inchiesta di cui tanto si parla questi giorni è il processo di Bergamo, una “seconda Norimberga” qualcuno vuole definire.
L’inchiesta che si pone l’obiettivo di scovare possibili errori, contromisure non adottate dal Governo Conte all’inizio della pandemia. Contromisure che, dalle prime impressioni, ci sarebbero state ma non sarebbero state applicate. Un piano pandemico non aggiornato né attuato al momento cruciale dell’inizio del contagio generale.
Si poteva chiudere prima, per evitare morti?“. È questo il dubbio generale.
Alberto Contri, docente di Comunicazione Sociale, risponde alla domanda di Duranti spostando la vicenda verso un altro punto di vista.

Sono abbastanza, posso dire, seccato, per non dire incavolato: questa inchiesta mi sembra una grande opera di distrazione di massa.
Quello che si sta cercando di dire è in primis: ‘forse si doveva chiudere di più’.

In secundis si dice: ‘va bene, consumiamo tutte l’energia in questa inchiesta…per cui la commissione che si deve instaurare vediamo che ci sono un sacco di ostacoli’ eccetera.
Altra cosa che mi da fastidio è che il consulente su cui si basa tutto è Crisanti che era uno dei responsabili di essersi inventato la pandemia e tutto il resto. Adesso è visto come l’oracolo in assoluto.

Non si capisce bene con quale calcolo possa affermare che ‘si potevano evitare 4000 morti‘”.

L’unica cosa interessante che emerge” – conclude Contri – “è che si capisce che ai vertici della sanità c’erano dei grandi pasticcioni i quali non sapevano che fare con un piano pandemico sul Coronavirus che ci sarebbe dovuto essere già prima del Covid.
Ma comunque rimane la solita distrazione di massa