È successo un’altra volta, questa volta a Firenze, davanti a un liceo, il Liceo Michelangelo.
Si è assistito a uno scenario patetico di pestaggio violento tra gruppi fascisti e gruppi antifascisti. Siamo alle solite, dunque, ancora una volta la divisione che tanto è cara al potere, la divisione orizzontale tra giovani che tutto l’interesse avrebbero a essere coesi, a fare un fronte comune del basso contro l’alto, di coloro i quali subiscono tutto, contro coloro i quali in alto comandano sovranamente.
E invece no. Ancora una volta prevale la logica dell’odio e della divisione. Dal video circolante affiora limpidamente un pestaggio a tutti gli effetti, dove dei gruppi che sono stati identificati come dell’estrema destra neofascista riempiono di botte un gruppo di giovani che è stato ricostruito, appartengono alla sinistra antifascista.
“Nihil novi sub sole”, quello che potremmo chiamare con Lukacs, la distruzione della ragione, con giovani che, ripeto, fanno senza saperlo il giuoco del potere, risultando organici al dominio del capitalismo, oggi egemonico.
Questo è il punto fondamentale su cui richiamare l’attenzione. Proviamo a immaginare in alto la plutocrazia neoliberale, i membri della classe dominante, i global leaders che si sfregano le mani e ridono gaudenti, quasi increduli di vedere le nuove generazioni in queste condizioni miserrime di totale subalternità culturale.
La subalternità, diceva Gramsci, coincide con il dominio culturale, intellettuale. Si è dominati quando si portano addosso catene legate al mondo dell’economia, della politica, del lavoro e si è subalterni quando si indossano catene ideologiche come quelle che incatenano i giovani che a Firenze si sono pestati e massacrati in nome del fascismo e dell’antifascismo.

Due funzioni espressive che oggi servono solo a dividere le masse nazionali popolari.
Se fossimo negli anni 30 avrebbe senso, naturalmente, e sarebbe anzi doveroso essere antifascisti. Ma oggi l’antifascismo, proprio come il fascismo, risultano solo due risibili funzioni espressive del capitalismo dominante che le impiega ad arte per dividere, secondo faglie immaginarie, i giovani, secondo la dicotomia destra-sinistra e secondo la dicotomia, coerente con essa di fascisti e antifascisti.
Ancora una volta il potere neoliberale vince nella misura in cui riesce a orizzontalizzare il conflitto, vale a dire a fare in modo che il basso, anziché far salire verso l’alto la propria rabbia gravida di buone ragioni, combatte all’interno del basso stesso, producendo dicotomie divisive nel basso che ne impediscono l’unificazione e anzi lo pongono in una condizione di guerra orizzontale permanente.
Insomma, ancora una volta ha vinto il potere, e quelle scene del pestaggio davanti al liceo di Firenze sono raccapriccianti in sé e per sé, perché mostrano l’esplodere della violenza di un gruppo di facinorosi utili idioti del potere.
E poi sono raccapriccianti, anche perché rivelano il generale grado di subalternità di questi giovani che senza esitazione potremmo definire la peggio gioventù.

Radioattività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro