Il rallentamento dell’economia, trascinata da un’elevata inflazione, da un innalzamento dei tassi di interesse e, come terza componente, dalla parziale sostituzione degli interventi pubblici a sostegno delle imprese che erano stati adottati durante la pandemia, hanno invertito nel 2022 il trend in diminuzione dei flussi dei nuovi crediti deteriorati che durava dal 2012. Nel 2023 i dati saranno superiori con un +3,8% rispetto al periodo pre Covid, pur restando lontani dai picchi della crisi sovrana del 2012 che arrivarono a +7,5%. Secondo l’analisi, il peggioramento della qualità del credito risente dell’indebolimento della domanda, a cui si associa una spinta inflattiva delle materie prime. Inoltre, il costante aumento dei tassi di interesse ha incrementato il costo del debito delle imprese, che non riescono più a pianificare correttamente le loro azioni e non fruiscono più delle misure di sostegno al credito che erano state adottate durante la pandemia.

Il previsto rallentamento del ciclo economico, le tensioni geopolitiche, il rialzo dei tassi di interesse probabilmente determineranno nel 2023 una crescita del rischio di credito che, seppure gestibile dalle banche, metteranno in ginocchio migliaia di imprese. Da un articolo de La Stampa vi segnalo una dichiarazione del direttore generale dell’Abi, Associazione bancaria italiana dottor Giovanni Sabatini che aggiunge “l’inversione della tendenza è un segnale che conferma l’esigenza di interventi volti a facilitare la ristrutturazione dei crediti e in generale di misure a tutela della sostenibilità del debito delle imprese aumentato per effetto della pandemia”.

Voglio fare un commento a questa notizia perché io ve l’avevo detto due anni fa con uno dei peggiori governi della storia, il Governo Conte. Durante la pandemia non si fanno indebitare le imprese perché i nodi verranno al pettine, si danno contributi in conto fiscale, cioè si interviene sulla leva fiscale non facendo pagare tasse, oppure contributi in conto esercizio cioè i cosiddetti fondo perduto per sostenere le imprese che tu hai messo in ginocchio giustamente per motivi pandemici. Ma bisogna compensare le cose, invece è stato fatta una manovra da Ponzio Pilato dicendo alle imprese voi indebitatevi che la garanzia l’abbiamo. In più c’è stata l’esplosione delle materie prime, in più l’effetto della guerra e adesso addirittura l’Abi, l’Associazione bancaria delle imprese, si preoccupa delle imprese; non perché siano buoni ma perché le imprese sono i loro clienti. Qualcuno non ha capito che se saltano le imprese salta tutto il Paese, perché sono le imprese che danno posti di lavoro.

Malvezzi Quotidiani