Stanno facendo assai discutere, con posizioni anche ampiamente divergenti fra loro, le parole recentemente pronunziate dalla dottoressa Viola e prontamente rilanciate su tutti i principali quotidiani nazionali. La dottoressa Viola abbiamo appreso a conoscerla precipuamente nei due anni scorsi, dell’emergenza pandemica, ove ella appariva come una delle più presenti voci nel dibattito di quella che chiamavo la cricca dei virologi mediatici superstar, di coloro i quali avevano accesso permanente al dibattito pubblico in quanto specialisti, virologi di professione o no che fossero. Anche perché, se, bene ho inteso inteso, la dottoressa Viola non è propriamente virologo di formazione, essendo il suo titolo accademico un altro. Ma poco importa. Il punto essenziale di cui mi preme discutere, in questo caso, sono le sue recenti dichiarazioni. Leggo sui principali quotidiani che ella ha detto che il vino nuoce alla salute e poco conta il fatto che se ne beva anche un bicchiere. Certo, più bicchieri si bevono e più diventa dannoso, ma anche un solo bicchiere è dannoso, ha precisato la dottoressa Viola. E non ancora soddisfatta di questa posizione radicale, ha altresì sostenuto che chi beve vino ha poi il cervello piccolo. In sostanza, ci sarebbe una connessione fra il bere vino e l’avere poi il cervello piccolo. Posizioni radicali. Non ho gli elementi medico scientifici per dire se siano vere oppure no. Ho gli elementi, tuttavia, per rilevare che questa crociata contro il vino solo ora si stia affermando. Curiosamente, in particolare, abbiamo visto qualche settimana addietro come l’Irlanda abbia principiato ad ammettere la possibilità di etichette sulle bottiglie di vino, in cui si precisa che il vino nuoce gravemente alla salute tanto quanto le sigarette. L’unione Europea non si è opposta. E adesso anche la dottoressa Viola inizia a sermoneggiare contro il vino.

Che cosa sta accadendo allora? Notiamo per inciso, che l’Occidente non ha iniziato un mese fa a bere vino. Al contrario, è una pratica che accompagna la storia della nostra civiltà da millenni. Anzi, potremmo dire che la nostra civiltà si sostanzia dell’elemento del vino con una valenza non solo legata al gesto materiale del bere e del piacere connesso, ma anche all’elemento propriamente culturale. Pensiamo al cristianesimo, ma pensiamo anche alla filosofia greca. A questo riguardo mi verrebbe spontaneo domandare alla dottoressa Viola se davvero si possa ritenere Socrate, che nel Simposio platonico beveva vino, avente un cervello piccolo. Forse sarebbe una tesi difficile da dimostrare. In ogni caso, a me pare di poter dire che i tecnocrati di Bruxelles abbiano intrapreso da tempo una crociata contro il vino che va a colpire non solo la questione economica, essendo il vino un elemento portante dell’Europa e penso soprattutto alla nostra Italia, ma anche alla Francia. Ma poi è anche una questione culturale. Sì, perché come ricordavo poc’anzi, la nostra civiltà è incardinata sull’elemento culturale del vino. Ho già citato il Simposio di Platone, ho citato la civiltà cristiana. Insomma, siamo alle solite: l’attacco contro le identità in nome della disidentificazione, della produzione, del neutro globalizzato disponibile a essere colonizzato dalla forma merce. Del resto quell’Unione Europea che si va meritando di segnalare che il vino nuoce alla salute, non ha mai speso una parola, se ricordo bene, contro gli hamburger della civiltà del dollaro o contro i fast food americanizzati. Anzi, quella stessa Unione Europea adesso va propalandando come bontà inevitabile le cavallette, i vermi e anche la farina di grilli. Insomma, siamo davvero sicuri che sia solo una questione di salute?

RadioAttività – Lampi del pensiero quotidiano, con Diego Fusaro