100 miliardi in ostaggio, migliaia di famiglie e imprese a rischio. La vicenda superbonus non è solo una protesta per l’assistenza, ma una lotta per la vita. I crediti in cambio dei quali il comparto edile italiano dovrebbe ricevere i fondi dallo Stato sono ancora lì: bloccati.
Se dopo Draghi, che ne è stato il grande soppressore, si pensava che con il centrodestra al governo la musica sarebbe cambiata, finora le aspettative sono state ampiamente deluse.
Così un Paese che di strutture fatiscenti è pieno, si rivela traballante anche per le imprese di Costruzioni (oltre 60.000) i tecnici, i commercialisti, i fornitori di materiali ed i proprietari di case oggetto di lavori non ancora completati.
Il quadro della situazione è stato fatto a ‘Lavori in Corso’ da Roberto Cervellini e Norbert Toth, Fondatore e Cofondatore di CANDE (Class Action Nazionale dell’Edilizia) che si batte da tempo sul tema scottante.

Una delle cause del problema risale al governo precedente, come spiega Roberto Cervellini: “Con la grande manovra strategica di Draghi, siamo arrivati oggi ad avere aziende con il cappio al collo, che svendono il proprio credito del 50% pur di riavere i propri soldi
Facciamo un Consiglio dei Ministri perché su Dazn non funziona la linea e poi abbiamo 100 miliardi nei cassetti fiscali di aziende che stanno chiudendo, e non gliene frega niente“.

Diciamo la verità, il super bonus è stato un rischio, ha funzionato, ma quando ha funzionato l’hanno stroncato, ora ci devono spiegare il perché“. Al dubbio espresso da Norbert Toth seguono delle conseguenze tremende.
Il rischio a breve termine? “Ci saranno i più grossi fallimenti collettivi di aziende mai visti nella storia della Repubblica, Fratelli d’Italia prenda i nostri emendamenti che hanno già valutato come buoni, li presentino in Parlamento come avevano promesso e diano un po’ di ossigeno alle persone