L’arresto del boss Matteo Messina Denaro, ultimo dei mafiosi corleonesi, dopo 30 anni di latitanza, è stata la notizia più importante da inizio anno. Il superlatitante, fermato mentre si curava da un tumore in stadio avanzato in una clinica palermitana, è stato arrestato senza opporre resistenza. Una circostanza, questa, che ha generato molte teorie del complotto circa la volontà dello stesso di curarsi “a spese dei contribuenti”, se non addirittura la volontà di altri capimafia di consegnare allo Stato il capo malandato per sbarazzarsene. O, ancora, l’esistenza di una presunta trattativa, fomentata dalle dichiarazioni sibilline di Salvatore Baiardo, ex amico dei boss di Graviano, che a Massimo Giletti avrebbe divulgato una presunta profezia circa l’imminente arresto del boss, il tutto qualche mese prima della sua cattura.

Ho ascoltato tante considerazioni, ma nessuna mi ha colpito“, commenta Enrico Michetti. “La maggior parte delle cose dette sono aria fritta. Dalla Chiesa rappresentava lo Stato tanto quanto chi non lo ha protetto a sufficienza. E allora qual è lo Stato? Quello che mortifica la divisa o chi la veste? Dinanzi a questa contraddizione, finché questa non viene risolta, come si risolve il problema della Mafia? Credo che le Forze dell’ordine non siano né eroi, né criminali, ma semplici uomini di Stato: considerandolo eroe o criminale lo consideri in realtà carne da macello. Ben venga che questi criminali come Messina Denaro vengano assicurati alla giustizia: chi gioisce di quell’arresto può farlo anche perché non c’è stato alcuno spargimento di sangue, tutto è stato fatto in sicurezza. Che si sia consegnato o siano stati bravi gli agenti, per me, conta zero. Le persone in divisa meritano, come tutti, di riuscire a tornare a casa la sera e abbracciare i propri affetti. Agli agenti dico: ‘Prima portate a casa la vita, poi pensate al resto‘. La Mafia si combatte con la cultura, con il rispetto delle leggi dello Stato. Quando non puoi più fidarti di chi hai accanto iniziano i problemi”.