Già da tempo si è affermata una nuova bizzarra moda, o almeno come tale viene presentata quella di imbrattare opere d’arte o anche pareti di edifici pubblici in nome dell’ambiente. Abbiamo visto imbrattate opere d’arte della massima importanza in teatri dove pure dovrebbero essere custodite, sorvegliate. Abbiamo visto imbrattare recentissimamente perfino le pareti del Senato della Repubblica in Italia. Insomma, una nuova moda. Vero è che viene utilizzata vernice cancellabile che per fortuna non produce danni irreversibili. E tuttavia bisognerebbe analizzare con attenzione questa nuova forma di protesta che, a dire il vero, non è stata ancora inquadrata per quello che realmente è, vale a dire per una forma di teppismo e di vandalismo che come tale deve essere considerata e trattata. Al contrario, l’ordine del discorso egemonico si è rivelato piuttosto tenero verso questi novelli teppisti, inquadrandoli addirittura come artisti, come avanguardisti della protesta, come giovani che difendono l’ambiente.

Ora bisognerebbe dimostrare che rendono nobile l’umanità e meno indecorosa, la vicenda di tutto il genere umano per come la stiamo vivendo, con la guerra e con l’emergenza pandemica. Non c’è alcun tipo di relazione, direte voi. E infatti è proprio così. Ma siamo ormai nel tempo della distruzione della ragione, direbbe il vecchio Lucas. Siamo nel tempo dell’evaporazione e delle categorie stesse della logica. E così può accadere serenamente, che i teppisti vengano celebrati come avanguardisti della protesta. A questo riguardo cito un unico exemplum di esaltazione o comunque di giustificazione di queste cosiddette proteste. Lo scrittore Erri De Luca ha detto che teppisti non sono quelli che imbrattano il Senato, ma quelli che dentro il Senato e nelle apposite stanze del potere fanno valere delle leggi che impediscono il salvataggio delle vite via mare. Queste grossomodo le parole dello scrittore Erri De Luca, così come sono state riportate dal quotidiano sabaudo La Stampa. Ora voglio essere molto chiaro la difesa dell’ambiente è sacrosanta, ma permettetemi due considerazioni collaterali e convergenti. In primo luogo, la difesa dell’ambiente non si fa ritinteggiare di verde l’economia capitalistica, dacché un’azione di questo tipo coincide con quella di chi condanna gli effetti coltivando le cause. Se è vero, come è vero, che è il capitalismo in quanto distruzione dell’ente, per dirla con Martin Heidegger, in quanto violenza estrema contro l’ente ridotto a fondo disponibile.

Ebbene, se questa è l’essenza del capitalismo, chiaro come il sole diventa che per salvaguardare l’ambiente, ma anche il mondo animale umano occorre uscire dal capitalismo e non certo ritinteggiarlo di verde come vorrebbero Greta Thunberg e i suoi nipotini. Seconda considerazione gesti di vandalismo come quelli poc’anzi evocati non hanno nulla a che vedere con l’ambiente e anzi, si può benissimo essere sostenitori strenui delle lotte ambientali, quelle giuste però non alla Greta Thunberg e insieme strenui sostenitori delle lotte contro queste forme di vandalismo. Ed è emblematico, a questo riguardo, il fatto che il pensiero magico contemporaneo non sia in grado di fare questa distinzione e anzi identifichi i critici di questo vandalismo con i nemici dell’ambiente. Tra l’altro, la questione ambientale, e sarebbe un altro tema degno di analisi, ci mostra come oggi il vero modo di essere per il progresso coincide in molti casi con la conservazione. Nel caso specifico. Chi davvero ama il progresso deve conservare la natura e difenderla. E questo ci permette di capire come siano saltati i vecchi schemi progresso e conservazione, destra e sinistra. Insomma, siamo in un nuovo scenario e bisogna pensare altrimenti, elaborando nuove categorie del pensiero.